Trallallero trallalà e altre creature: il fenomeno dell’italian brainrot
Cos’è l’italian Brainrot
Trallallero Trallalà, Tung Tung Tung Sahur, trippi Troppi e Troppa Trippa popolano da mesi le bacheche social, accompagnati da filastrocche spesso sgangherate. Si tratta di figure generate con l’intelligenza artificiale che danno vita all’ormai celebre Italian brainrot, una delle rarissime espressioni digital-creative nate in Italia capaci di circolare in ogni angolo del pianeta.
Dalla burla al mito collettivo
L’espressione brainrot, ovvero “marciume cerebrale”, è usata talvolta per denigrare determinati contenuti, ma diventa anche un’autodefinizione ironica: chi li crea riconosce che queste figure sono elementari e nate per gioco.In quella consapevolezza risiede gran parte dell’attrattiva. Al fascino contribuisce il carattere anonimo della produzione, che alimenta una mitologia condivisa: nessuno sa chi sia l’autore originale, e proprio questa incertezza spinge a ricamare storie attorno ai personaggi.
Un successo che ricorda il Futurismo
Il docente universitario Francesco Toniolo, esperto di videogiochi e comunicazione digitale, osserva che queste creature evocano l’esperienza futurista. Toniolo immagina un universo parallelo in cui Filippo Tommaso Marinetti crea gli Italian brainrot e, di conseguenza, i testi comparirebbero nei manuali di liceo. Al contrario, se le poesie futuriste approdassero oggi su TikTok, molti griderebbero allo scandalo.
Collezionismo e politicamente scorretto
La viralità nasce anche dall’istinto di collezionare: i personaggi vengono assimilati ai Pokémon, tanto che alcune aziende sfornano carte, pupazzi, accessori. All’inizio le filastrocche abbondavano di bestemmie e insulti; termini incomprensibili all’estero, ma decisamente seducenti per il pubblico giovane italiano. Quel tono scorretto si è affievolito,eppure resta un elemento identitario che contribuisce alla diffusione del fenomeno.