
Un festival che celebra ventitré anni di indipendenza creativa
Da oltre due decenni il Big Apple Film Festival anima New York, trasformando il Lower East Side in un palcoscenico dedicato alle forme più audaci del cinema. La rassegna nacque nel 2003 all’Anthology Film Archives, spazio divenuto simbolo mondiale per l’avanguardia su pellicola. Fin dalla prima edizione l’evento ha mantenuto fede alla vocazione originaria: offrire visibilità a produzioni indipendenti, locali e internazionali, che sperimentano linguaggi innovativi e riflettono sulle grandi questioni globali.
La sfida di Davide Ippolito con final broadcast
Quest’anno tra le opere in concorso spicca “Final broadcast”, firmata dal regista italiano Davide Ippolito. Il lungometraggio, definito sperimentale, riprende la struttura essenziale di “The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair” del 1999, mescolando riprese in tempo reale, stile televisivo e atmosfere apocalittiche. In questa cornice si intrecciano temi come la corsa agli armamenti nucleari, l’emergenza ambientale, la spettacolarizzazione dei media e la distorsione della verità.
Una produzione italo-americana alla conquista del pubblico globale
“Final Broadcast” rappresenta la prima creatura di N41 Studios, società fondata da Ippolito insieme a Emanuele Scamardella. Al loro fianco, nel ruolo di produttore esecutivo, figura Simone D’Andria, in collaborazione con la statunitense LuckyHorn Entertainment. L’uscita nelle sale di tutto il mondo è fissata per il 2026.












