
Il ricordo di una punizione fuori dal comune
«La sfera non passava proprio», racconta Eraldo Pecci, ex centrocampista di Napoli, Bologna, Fiorentina e Torino. Eppure, quando ti capita di stare a fianco di un genio, vedi accadere cose prive di logica. «Io gli portavo un tubetto di colore; se dai la vernice a chi sta dipingendo la Cappella Sistina, poi finisci nella storia, persino senza merito», continua Pecci. gli diceva: «Ma sei sicuro? Guarda che lo spazio non c’è». Diego replicava: «Sfiorala, al resto penso io». E la palla, in qualche modo, trovava il varco.
L’assist sul tocco corto dentro l’area bianconera
Su quell’azione, quarant’anni fa, il tocco iniziale fu proprio di Pecci. La punizione indiretta, battuta dentro l’area della Juventus, divenne leggenda. Maradona rimane «il più grande di tutti i tempi» perché, pur essendo il primo per talento, «si mette sempre al servizio degli ultimi», sottolinea l’ex mediano. Con lui in campo, chiunque godeva della sensazione che ogni meraviglia fosse merito proprio. «In questo sta la sua supremazia», aggiunge.
Dal fascino di un gesto tecnico al panorama odierno della Serie A
Oggi, riflette Pecci, «il campionato possiede meno qualità rispetto ad altre epoche». Figure come Maradona, Falcao o Rummenigge non scelgono più l’Italia. «Eravamo protagonisti, ora siamo retroguardia del calcio continentale». In questo scenario, secondo lui, possono emergere sorprese alla Leicester: «Potrebbe farcela il Bologna o persino il Como, una formazione insospettabile capace di stupire». Conclude osservando che, proprio grazie alla mediocrità diffusa, «la stagione diventa più avvincente, somiglia alla Serie B: sempre equilibrata, imprevedibile sino all’ultimo».












