
Ascoltare i segnali del corpo
La pubblicità della contessa con il cappello giallo ancora oggi fa sorridere: “la mia non è proprio fame, è più… voglia di qualcosa di buono”. dietro quella battuta si nasconde una verità antica: riconoscere ciò che il nostro organismo richiede davvero. La fame biologica arriva lentamente, sotto forma di vuoto allo stomaco, lieve calo di energia, difficoltà di concentrazione; segnali che, col passare delle ore, diventano sempre più insistenti. Se si ignora il messaggio e si introduce cibo quando energia non serve, il corpo – fedele alla propria saggezza fisiologica – stocca l’eccesso in quel “magazzino” che chiamiamo tessuto adiposo.
Il languorino e la ricerca di benessere
Accade di rientrare a casa dopo una giornata intensa e di sentire l’urgenza di addentare qualcosa di dolce o salato. Non è raro che quel bisogno sia in realtà desiderio di comfort,un abbraccio simbolico più che un apporto calorico. Prima di aprire la dispensa vale la pena chiedersi se non basti una passeggiata, qualche risata con un’amica, due brani di buona musica o un progetto che faccia “battere il cuore”.
Fermarsi un istante, fare chiarezza
Quando l’impulso di mangiare compare, può essere utile respirare profondamente e valutare il proprio “grado di fame” su una scala immaginaria da uno a dieci. Lo stomaco brontola davvero? Sono passate diverse ore dall’ultimo pasto? Se la risposta è affermativa, un piatto equilibrato con carboidrati complessi, proteine e grassi insaturi ristabilisce l’equilibrio.In caso contrario occorre domandare onestamente a se stessi di che cosa si abbia realmente bisogno in quel momento.
Scegliere alimenti che nutrono
Quando la fame è autentica, un frutto di stagione, uno yogurt compatto oppure una piccola porzione di noci possono soddisfare il fabbisogno senza appesantire. Se invece si è saltato un pasto, è preferibile sedersi con calma e comporre il piatto includendo verdure, cereali integrali e una fonte proteica di qualità, così da fornire al corpo tutto ciò che richiede.
Le “cose belle che non si mangiano”
Riempiendo le giornate di momenti appaganti, l’appetito nervoso perde forza.Un breve allenamento, cinque minuti a ballare la canzone preferita, una sessione di respiro consapevole, un diario in cui riversare emozioni e magari qualche foto o disegno: sono tutte strade che nutrono senza calorie. Chi desidera ispirazione può pensare a un trekking tra i boschi d’autunno in Galizia, nella rigogliosa Spagna Verde, oppure a una mattinata trascorsa a raccogliere castagne nei boschi più ricchi d’Italia. La mente si alleggerisce, il corpo ringrazia, e il cibo torna a essere ciò che è sempre stato: carburante, non consolazione.
Persone, luoghi, emozioni
Dietro queste riflessioni si trova l’esperienza di Monia Farina, biologa nutrizionista e ideatrice del metodo Mangiaperpiacere: un approccio che unisce educazione alimentare e cura della persona, ricordando a tutti che il gusto di vivere non passa soltanto dalla tavola.












