
Un colosso museale ai piedi di Giza
Accanto alle antichissime piramidi di Cheope,chefren e micerino,una struttura avveniristica si estende per cinquecentomila metri quadrati,tanto vasta da valere l’appellativo di “quarta piramide”. Il Grande museo egizio, conosciuto come Gem, apre le porte dopo anni di attesa, offrendo dodici gallerie che ospitano oltre centomila manufatti appartenenti a un’unica civiltà, record mondiale in ambito museale. L’investimento complessivo tocca un miliardo e duecento milioni di dollari,cifra raggiunta grazie all’impegno dello Stato nordafricano e a sostanziosi finanziamenti stranieri,in primis giapponesi.
La rinascita del tesoro di Tutankhamon
Sotto luci studiate per esaltare l’oro e il lapislazzuli,ricompare la collezione completa del giovane faraone. Sono 5 398 pezzi, finalmente riuniti dopo decenni di separazione fra Il Cairo e Luxor. Fulcro dell’esposizione rimane la celebre maschera funeraria, simbolo di un’eterna giovinezza che la modernità ha rivelato distante dall’aspetto reale di un sovrano fragile e col piede equino, spentosi a soli diciannove anni.
Dalla piazza Tahrir a un museo di nuova generazione
Il vecchio edificio ottocentesco affacciato su piazza Tahrir continua a testimoniare un’archeologia romantica, fatta di teche affollate e luci soffuse. il Gem, invece, appartiene a un’altra epoca: sale ariose, percorsi tematici, tecnologia multimediale. L’obiettivo non è soltanto custodire il passato, ma generare un polo turistico integrato con alberghi, viabilità potenziata e servizi che alimentano un settore già in decisa ripresa; entro fine anno l’afflusso stimato raggiunge quota diciottomila visitatori al giorno.
La barca solare di Cheope, un viaggio di due chilometri
Un trasporto spettacolare ha visto un camion speciale percorrere la nuova arteria che collega le piramidi all’ingresso del museo: due chilometri per trasferire la barca cerimoniale di Cheope, rimasta sigillata per 4 600 anni in una fossa di pietra. Inizialmente custodito in un padiglione progettato dall’architetto italiano Franco Minissi, lo scafo ligneo dimostra ancora una volta l’avanguardia ingegneristica degli Antichi Egizi.
Tesori mai visti e collezioni restaurate
Almeno ventimila reperti compaiono per la prima volta al pubblico. Spiccano la seconda nave solare di Cheope, il corredo della regina Hetepheres, madre di Cheope, e straordinari manufatti appartenuti a Yuya e Thuyu, genitori della regina Tiy. Alcuni di questi oggetti, recentemente restaurati, viaggiano in Europa, impreziosendo la mostra “I tesori dei faraoni” alle Scuderie del Quirinale di Roma.
Energia dal sole per un’eredità solare
Come omaggio alla divinità solare,il tetto del Gem integra un impianto fotovoltaico capace di produrre 2,24 gigawattora l’anno,con una riduzione delle emissioni di anidride carbonica stimata in 100 600 tonnellate. Una scelta che lega la sostenibilità contemporanea al culto del Sole che permeava la cultura faraonica.












