Turista visita la tomba di Abele fratello di Caino definendola un luogo stupendo 
La vallata di Zabadani accoglie i viaggiatori
La strada che sale da Damasco attraversa colline ricoperte di ulivi, prati fioriti e pendii di pini; dopo circa venti chilometri, il paesaggio si apre sulla verde conca di Zabadani, dove l’aria profuma di terra umida e acqua di sorgente. Qui, tra sentieri serpeggianti e ruscelli, si erge la Nabi Habeel Mosque, custodendo uno dei luoghi più carichi di spiritualità del Medio Oriente.
Il cuore del santuario: un sarcofago lungo sei metri
All’interno dell’edificio rivestito di marmo bianco,una luce tenue illumina il sarcofago di Abele,che misura oltre sei metri. Le guide spiegano che questa misura vuole rendere omaggio alla statura morale del “giusto” ucciso dal fratello Caino. I fedeli avanzano in silenzio, sfiorano i drappi verdi che avvolgono il sepolcro e al termine della preghiera lasciano piccoli doni o biglietti di gratitudine.
Il primo fratricidio narrato nei testi sacri
Il racconto del Libro della Genesi, ripreso con varianti nel Corano, rimane immutato: Abele offre il meglio del proprio gregge, Caino presenta frutti della terra; Dio accetta il sacrificio del più giovane e l’altro, divorato dalla gelosia, commette il primo omicidio della storia umana. La scena diventa archetipo di invidia e rivalità, un monito che riecheggia da millenni.
La lezione dei due corvi e l’albero secolare
Dopo il delitto, due corvi – secondo la tradizione – mostrano a Caino come seppellire il fratello. Nei pressi della moschea cresce un albero vetusto, ritenuto discendente diretto di quello che fece da posatoio agli uccelli. Con i suoi oltre sette secoli di vita, il tronco nodoso lega idealmente passato e presente, ricordando la nascita del rito funebre.
Rakan Munjed racconta un luogo dove il tempo rallenta
Il content creator rakan Munjed ha condiviso un video girato fra queste mura,definendo la moschea “un luogo incredibile”. Nelle immagini si avverte il silenzio che cala al tramonto, quando il muezzin chiama alla preghiera e la luce rosata sfiora le pietre antiche.”Se ve lo steste chiedendo: sì, ne vale assolutamente la pena”, dice l’autore, invitando a raggiungere questo angolo di Siria “il prima possibile”.
Pellegrini di ogni fede lungo la via di damasco
Gli storici medievali Ibn Asakir e al-Dimashqi già nel XII secolo citavano la tomba di Habeel fra le mete di devozione più amate della regione. Ancora oggi, nonostante le difficoltà che attraversano il Paese, studiosi, turisti e credenti continuano ad arrivare.Il complesso religioso diviene un crocevia di culture, dove si incontrano lingue diverse e un’unica ricerca di pace.
Un paesaggio che parla di rinascita
Fuori dal santuario, la vista spazia su campi coltivati e canali d’irrigazione. Il contrasto tra il verde intenso della valle e le pietre chiare della moschea evoca l’idea di una vita che, ostinata, continua a rigenerarsi. In questo scenario, il messaggio che si avverte è quello di una speranza capace di affiorare anche dove l’ombra della colpa sembrava aver posto il sigillo del dolore.











