
Il film varca il Red carpet romano e si prepara al debutto in streaming
Dopo che ieri la cronaca dei Marchesi Casati Stampa ha animato la Festa del Cinema, oggi tocca a Il falsario sedurre la platea. L’opera, firmata da Stefano Lodovichi, scorre sullo schermo capitolino in queste ore e, senza soluzione di continuità, approda su Netflix il 23 gennaio.
Un ”Toni della Duchessa” reinventato
Il regista prega il pubblico di accantonare per un istante la verità storica. Il suo Toni, incarnato da Pietro Castellitto, si muove come un avventuriero guascone, irrisolto e perfino fanciullesco, solo in parte sovrapponibile al vero Antonio Giuseppe Chichiarelli. Poche e sfuggenti sono infatti le notizie sull’uomo che, tra fine anni Settanta e inizio Ottanta, incrociò brigate Rosse, Banda della Magliana e servizi segreti.
Da aspirante pittore di provincia a maestro del falso
La pellicola mostra Toni arrivare nella Città Eterna insieme a due compagni d’infanzia: un operaio, interpretato da Pierluigi Gigante, e un sacerdote, reso da Andrea Arcangeli. L’intenzione iniziale è quella di farsi riconoscere come artista autentico, ma l’incontro, anche sentimentale, con una gallerista – la magnetica Giulia Michelini – e l’abilità di riprodurre qualsiasi tela spingono il giovane verso la falsificazione di opere e documenti. Perfino il celebre comunicato del Lago della Duchessa delle BR viene battuto a macchina dalle sue dita.
Gli anni di piombo filtrati dallo sguardo di una nuova generazione
«Ci siamo preoccupati che Toni fosse più simbolo che biografia», confessa Pietro Castellitto. Egli immagina quel decennio come un periodo pulsante, in cui la convinzione di poter cambiare il mondo abitava chiunque.Un’atmosfera opposta, dice l’attore-regista, alla rassegnazione che oggi grava sui coetanei, i quali percepiscono il proprio domani già scritto mentre allora s’intravedevano solo pagine ancora bianche.
Brividi,nostalgia e fedeltà d’epoca
Costumi,arredi,automobili e linguaggio restano fedeli alla Roma degli anni Settanta. Sullo sfondo scorrono vicoli di Trastevere, notti fumose sulle rive del Tevere e interni di palazzi istituzionali dove s’incrociano la malavita della Magliana, movimenti eversivi di destra e ombre dei servizi.
Uno sguardo affilato su un’Italia inquieta
Tra improvvise risate, sferzate di violenza e amori irrequieti, Il falsario fa riemergere i chiaroscuri di un Paese spaccato, in cui la stessa città eterna si trasforma in labirinto di speranze e tradimenti.











