
Restauro in 4k e anteprima al festival Sottodiciotto
Il lungometraggio d’esordio di Daniele Gaglianone, I nostri anni, riappare sul grande schermo a un quarto di secolo dalla prima proiezione. Il Museo Nazionale del Cinema ha riconsegnato l’opera al pubblico dopo una meticolosa lavorazione in 4K, resa possibile dal progetto europeo A Season of Classic Films, sostenuto dal programma Creative Europe – Media. La copia restaurata esordirà al Sottodiciotto Film Festival, in programma dal 10 al 15 dicembre, per poi intraprendere un nuovo percorso nelle sale grazie a Kio Film.
Ritorno in classe per le giovani generazioni
L’edizione rimasterizzata è pensata anche per studenti e insegnanti. Nell’ambito delle Giornate del Cinema per la Scuola, che si terranno ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo dal 24 al 26 settembre, lo stesso Gaglianone presenterà il 25 settembre alle 19.00 alcune clip restaurate, offrendo un’occasione di dialogo sul valore della memoria e sul linguaggio cinematografico.
Trama e temi: amicizia, Resistenza, violenza
Due ex partigiani, Alberto e Natalino, si trovano a fare i conti, ormai anziani, con vecchi traumi legati alla Resistenza. Il loro viaggio interiore parte da un desiderio di vendetta e li conduce a un confronto con il tempo che passa e con la propria coscienza. Il film, fin dal debutto al Torino Film Festival nel 2000 e alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes nel 2001,ha mostrato la volontà di riflettere sulla violenza e sulla guerra, trasformando una storia personale in un canto corale sulla dignità umana.
Le parole del regista
«Confrontarsi dopo così tanto tempo con un’opera che ha accompagnato la mia giovinezza significa scoprire quanto abbia ancora da dire» afferma Gaglianone. «Gli anni dei miei protagonisti sembrano sospesi in un angolo dimenticato della storia, eppure parlano al nostro presente, a questi giorni atroci che fino a poco fa credevamo impensabili. Il restauro rende le immagini più vive che mai e, di conseguenza, pone con urgenza la domanda centrale del film: è possibile mantenere un rapporto etico con la violenza senza rinunciare alla propria dignità?».
Dialoghi che risuonano nel presente
Un vecchio che da giovane militava nel fascismo dichiara: «C’era la guerra, eravamo tutti soldati». Con calma ferma, uno dei due ex partigiani replica: «Io non sono mai stato un soldato». Questo scambio riassume il nodo morale del lungometraggio, mettendo a nudo la tentazione di appiattire le responsabilità dietro la retorica delle circostanze storiche.
Il commento del direttore del Museo Nazionale del Cinema
Secondo Carlo Chatrian, «si tratta di uno degli esordi italiani più originali. Diretto nel progetto ma complesso nella struttura narrativa, il film mette al centro il tempo, il suo scorrere e il suo “resistere”». La riflessione è di stretta attualità non solo perché viviamo in un’epoca segnata da nuovi conflitti, ma anche perché la nostra memoria collettiva si sta pericolosamente accorciando.
Produzione e riconoscimenti
Prodotto da Gianluca Arcopinto, I nostri anni conquistò la Sacher d’Oro come miglior opera prima, riconoscimento che confermò la forza di un racconto capace di coniugare introspezione e impegno civile. Il ritorno sul grande schermo, accompagnato da un’attenzione speciale per le scuole, intende riaccendere il dialogo su quella stagione storica e sulle domande etiche che ancora oggi restano aperte.












