
Il documentario
Per oltre quattro anni di riprese, “Tevere Corsaro” si muove all’ombra di una Roma contemporanea contraddittoria, simbolo di un’Italia frenata da una burocrazia pachidermica e da meccanismi di speculazione edilizia.Il film, prodotto da Deriva Film con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte – Doc Film Fund, debutta nella sezione Giornate degli Autori – spazio #confronti della Mostra del cinema di Venezia.
I protagonisti: due lotte parallele
A guidare il racconto scorrono due storie che corrono affiancate ma non si toccano mai veramente. Da un lato compare Giulia, giovane madre e laureata che sceglie di tornare a coltivare la terra di famiglia nell’Agro Romano, decidendo di opporsi all’esproprio del terreno destinato a un nuovo progetto immobiliare. Dall’altro lato emergono le battaglie di sven,ciclo-attivista norvegese,anarchico e innamorato di Pier Paolo Pasolini, insieme a Mario,anche lui difensore a pedali degli spazi verdi. I due chiedono che il Sentiero Pasolini,percorso ciclo-pedonale di 24 km all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano sulla sponda sinistra del Tevere,venga completato,riconosciuto e reso sicuro. Il tracciato parte dal Grande Raccordo Anulare e scivola verso il mare di Ostia, dove, all’Idroscalo, nel novembre 1975 venne ucciso lo scrittore e regista friulano.
L’eredità di pietro balla
L’opera nasce dalla volontà condivisa di Monica Repetto e del compagno di vita e di lavoro, Pietro Balla, scomparso nel 2021 mentre la macchina da presa era ancora aperta sul fiume. Il legame profondo con i personaggi, già sperimentato in film come “ThyssenKrupp Blues”, “Radio Singer”, “Falck. Romanzo di uomini e di fabbrica” e “La forza delle idee”, permette alla regista di restare accanto ai protagonisti anche nei momenti più emotivamente intensi. Dopo la morte di Balla, Repetto ammette di aver provato un rifiuto nei confronti del progetto, salvo poi riscoprirlo e amarlo come si ama la vita: capace di racchiudere dolore acuto, bellezza inattesa, gioia travolgente. Girando, accade di incontrare una discarica e, un attimo dopo, di trovarsi davanti a un ponte romano.
Storie di resistenza
Nel film si intrecciano speranza, delusione, immobilismo, piccole vittorie e grandi frustrazioni. giulia difende il proprio campo perché crede in un’agricoltura sostenibile, in armonia con la terra e con la storia del luogo. Sven e Mario pedalano lungo argini dissestati,rimuovono ostacoli,tracciano mappe,cercano un cammino ufficiale che restituisca dignità a un pezzo di fiume amato da Pasolini. Il loro percorso evoca l’eterna sfida di Davide contro Golia, una battaglia combattuta per un’idea e non solo per un bene materiale.
Il contesto del cinema indipendente
Riflettendo sullo stato attuale del cinema indipendente in Italia, Monica Repetto riconosce che oggi un progetto girato per un periodo così lungo sarebbe quasi impossibile da finanziare. Ricorda che registi come Matteo Garrone e Paolo Sorrentino hanno mosso i primi passi insieme a piccoli produttori, mentre le nuove generazioni di autori faticano a reperire risorse.
La forza delle immagini
“Tevere Corsaro” alterna discariche abusive e scorci di natura incontaminata, cemento e canneti, grigia rassegnazione e improvvisi sprazzi di libertà. La macchina da presa cattura il respiro del fiume e il battito di chi lo percorre, offrendo uno sguardo che rifugge giudizi granitici e lascia parlare l’acqua, il vento, la polvere delle strade bianche e la volontà ostinata di chi vuole difendere la propria terra.












