L’affetto del web per Pippo Baudo supera i cinque milioni di interazioni
La camera ardente al Teatro delle Vittorie
A Roma, nel cuore del quartiere Prati, il foyer del Teatro delle Vittorie si è trasformato in un silenzioso corridoio di saluti. Fin dalle prime ore della mattinata, una folla composta ha varcato l’ingresso per tributare l’ultimo omaggio a Pippo Baudo, scomparso due giorni fa all’età di 89 anni.
Un fiume di messaggi su Facebook e Instagram
Parallelamente all’abbraccio in presenza, la rete ha registrato un’ondata di partecipazione senza precedenti.Tra sabato sera e questa mattina i primi cinquecento post contenenti il termine “Baudo” pubblicati su Facebook e Instagram hanno totalizzato 4 753 501 interazioni, mentre il conteggio globale delle reazioni ha raggiunto quota 5 323 685. Il dato, fornito da una società di analisi digitale, mette in evidenza come il cordoglio virtuale si sia propagato in modo capillare.
L’hashtag che domina la tendenza su X
Su X, l’hashtag #PippoBaudo continua a rimanere al vertice delle tendenze, con oltre 379 000 contributi che si sono accumulati in poche ore. Nel flusso incessante di parole emergono ricordi legati a Sanremo, a Fantastico, al mondo della televisione e al festival che per decenni ha intrecciato il nome del conduttore con la storia culturale del Paese.
Toni positivi e ricordi affettuosi
Il “sentiment” monitorato mostra un quadro nettamente favorevole: circa due persone su tre hanno espresso vicinanza e riconoscenza, generando un tono positivo pari al 73 %. I messaggi più condivisi esaltano il calore umano di Baudo, la sua capacità di intuire il talento, l’impatto sullo sviluppo dell’intrattenimento italiano e la leggendaria cortesia con cui accoglieva colleghi e spettatori dietro le quinte.
Le emoji che raccontano il dolore della rete
Scorrendo le venticinque emoji più utilizzate emergono la faccina che piange, il cuore spezzato, le mani giunte in segno di preghiera e l’icona del televisore: simboli che, combinati, disegnano un mosaico di lutto e gratitudine verso una figura che per oltre mezzo secolo è stata sinonimo stesso di piccolo schermo nel nostro Paese.













