
Il villaggio che si proclama repubblica
Nel cuore sud-occidentale della Macedonia del Nord, poco distante dal lago di Ocrida, sorge Vevčani, un borgo di circa duemila abitanti che da più di trent’anni si presenta come “repubblica” autonoma. Chi arriva in paese scopre presto l’oggetto più ambito: un “passaporto” locale dal costo di appena 4 euro, completo di timbro ufficiale. Il documento non consente di superare alcuna frontiera, eppure attira viaggiatori da ogni angolo d’Europa grazie al suo forte valore simbolico. A pochi metri dalla piazza principale, un piccolo emporio espone pile di libretti color cremisi, pronti a trasformarsi in souvenir.
Dalle barricate alla carta d’identità simbolica
Tutto parte nel 1987. Le sorgenti che sgorgano alle pendici del Monte Jablanica rappresentano l’unica riserva idrica del territorio. Quando le autorità jugoslave progettano di deviare l’acqua verso Struga, gli abitanti reagiscono con fermezza. Strade bloccate, barricate improvvisate e la minaccia di staccarsi dalla federazione convincono il governo a fare marcia indietro. L’episodio rimane impresso nella memoria collettiva e, nel settembre 1991, pochi giorni dopo l’indipendenza macedone, il villaggio indice un referendum interno. Quasi l’intera popolazione vota a favore di una proclamazione goliardica di sovranità. Da quel momento nascono bandiera,valuta locale e l’attuale passaporto dallo stile artigianale,venduto oggi con un timbro che certifica l’ingresso nella “micronazione” non riconosciuta.
Il carnevale e il richiamo dei visitatori
L’orgoglio identitario non si limita alla carta. Ogni anno, tra le viuzze acciottolate, esplode il Carnevale di Vevčani, una festa che fonde riti ancestrali, satira politica e maschere grottesche. Durante le celebrazioni la “repubblica” emette anche banconote celebrative, dove compaiono caricature di leader mondiali e simboli folkloristici. La kermesse richiama viaggiatori da buona parte del continente: molti arrivano spinti dal desiderio di ottenere il famoso passaporto, altri per immergersi in un’atmosfera che conserva ancora lo spirito ribelle delle prime barricate. Nel frattempo i negozi di artigianato propongono la valuta locale come ricordo da collezione, mentre i ristoranti invitano ad assaggiare piatti a base di trota proveniente dalle acque cristalline che, proprio grazie a quella protesta di fine anni Ottanta, continuano a scorrere libere.












