
La scoperta di uno studio quarantennale
Tre settimane consecutive di pausa sembrano costituire la soglia ideale per proteggere la salute. Non si tratta solo di buon senso: una ricerca durata quattro decenni, partita all’Università di Helsinki in Finlandia e illustrata a Monaco di Baviera durante un incontro di cardiologia, lo conferma.
Dove e su chi è stata condotta la ricerca
Gli studiosi hanno seguito 1 222 uomini di mezza età,tutti con almeno un fattore di rischio cardiovascolare,come sovrappeso,pressione elevata,colesterolo sopra la norma, diabete o abitudine al fumo. Una metà del campione ha ricevuto,ogni quattro mesi,indicazioni personalizzate per migliorare l’allenamento, ridurre il peso e dire addio alle sigarette. In certi casi sono stati prescritti farmaci per abbassare la pressione e contenere il colesterolo. L’altro gruppo ha continuato la propria routine senza consigli specifici.
Che cosa è emerso dai dati raccolti
Il programma di prevenzione ha ridotto del 46 % gli episodi cardiovascolari tra i partecipanti sottoposti a consulenza rispetto al gruppo di controllo. Tuttavia, nel corso dei quarant’anni si è registrato un numero superiore di decessi fra gli uomini che avevano seguito quelle raccomandazioni.
Il legame tra durata delle vacanze e mortalità
Analizzando più a fondo i risultati, gli scienziati hanno collegato l’eccesso di morti alla tendenza, in quel primo gruppo, a concedersi periodi di ferie più brevi. chi si fermava meno di tre settimane consecutive ogni anno mostrava un rischio di mortalità maggiore, nonostante la migliore forma fisica.La conclusione condivisa dagli autori indica dunque che la lunghezza della pausa estiva può incidere in modo sostanziale sull’aspettativa di vita: la soglia delle tre settimane sembra offrire un vantaggio significativo, persino superiore a quello ottenuto con l’esercizio regolare e la dieta controllata.












