
Il premio accettato con ironia
«Non so se lo merito, forse lo restituisco», sussurra con un sorriso Lamberto Bava mentre stringe fra le mani il Pardo speciale alla carriera. Davanti ai cronisti, l’ottantunenne maestro dell’horror mostra la stessa ironia che da sempre attraversa la sua filmografia. Poi precisa, stavolta sul serio: «Venderlo? Mai».
L’opera prediletta
parlando di ciò che più gli sta a cuore, il regista confessa di sentirsi indissolubilmente legato a Demoni, alla saga televisiva di Fantaghirò e al film ghost Son, l’ultimo progetto cinematografico di grande respiro realizzato per il grande schermo.
Il rimpianto chiamato Gnomi
Mentre scorre la memoria, riaffiora un titolo che non ha mai visto la luce: Gnomi. Il copione, firmato dallo sceneggiatore Roberto Gandus negli anni ’80, narrava di piccole creature pronte a vendicarsi sull’umanità incapace di proteggere la natura. «Era partito benissimo, poi non si è fatto. Oggi quel messaggio è di tutti», confida il cineasta. Lo riprenderebbe adesso? «No,non credo»,risponde con fermezza.
Nuove pagine per vecchi incubi
Oggi Bava si dedica alla scrittura. «Sto lavorando a molti testi: romanzi, novelle, racconti», racconta. Tra le ultime uscite figura Demoni. La rinascita, edito da Cut-Up, dove gli stessi mostri che lo resero celebre quarant’anni fa tornano a infestare il presente attraverso realtà virtuale, social network e media digitali. È un modo, spiega l’autore, per continuare a creare storie con costi ridotti, dato che i budget destinati al cinema non sono più adeguati. Conclude ridendo: «Alla mia età va bene così, ma non si sa mai: io sono sempre qui».












