
Prepararsi a una sessione notturna
Immergersi in un paesaggio isolato, magari tra le dolci colline dell’Appennino o sulle alture innevate delle Alpi, significa allontanarsi dall’inquinamento luminoso che offusca la volta celeste sopra le grandi metropoli. In inverno, quando l’aria è più tersa e le notti si allungano, il buio raggiunge il suo apice e il firmamento regala spettacoli diventati rari nelle aree urbane.
La scelta del luogo e dell’orario
Al calare della sera, attendere che il crepuscolo lasci spazio all’oscurità più profonda permette di catturare un cielo perfetto. Per questo motivo, l’orologio ideale scivola verso le ore centrali della notte, quando qualsiasi fonte illuminante si affievolisce. Cercare un punto panoramico lontano da case, strade e lampioni rende l’ambientazione priva di riflessi indesiderati.
Gestire la rotazione terrestre: la regola del 600
Anche se a occhio nudo le stelle sembrano immobili, la Terra ruota costantemente. Per evitare che gli astri appaiano strisciati nelle foto, si applica la celebre regola definita “del 600”. Suddividendo 600 per la lunghezza focale scelta, si ottiene il tempo di esposizione in secondi che impedisce alle stelle di trasformarsi in scie luminose. Con un obiettivo da 20 millimetri, ad esempio, 600:20 indica un’esposizione di circa 30 secondi, un intervallo che blocca i punti di luce sul sensore senza spiacevoli effetti trascinati. Chi desidera invece una scia che ricalchi il movimento celeste, prolunga intenzionalmente lo scatto oltre tale limite.
Sperimentare oltre la teoria
Le formule tecniche aiutano, ma ogni contesto riserva variabili imprevedibili: umidità, velature in quota, riflessi inattesi. Per questo conviene realizzare più fotografie modificando di volta in volta l’esposizione. Partendo dal valore calcolato con la regola del 600, si riduce o si estende il tempo fino a quando l’immagine restituisce la magia del cielo come lo si immaginava. In questo percorso di prove, la meraviglia di un firmamento limpido ripaga ogni istante di paziente attesa.












