
I riflettori sulla laguna
A fine agosto la Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia apre le proprie porte e, quasi come accade per tradizione non scritta, alcune opere sembrano predestinate a imporsi nel palmarès. Tra queste spicca “teh Voice of Hind Rajab”, firmato dalla quarantasettenne cineasta tunisina Kaouther Ben Hania e pronto a raggiungere le sale con I Wonder Pictures.
I tre elementi che fanno la differenza
L’opera si fonda su tre cardini. Il primo è la verità. Tutto nasce dal drammatico pomeriggio del 29 gennaio 2024, quando una telefonata alla Mezzaluna Rossa proveniente da una bambina di cinque anni, Hind Rajab, rivela una situazione disperata: la piccola è bloccata in un’auto a Gaza insieme agli zii e ai cuginetti, nel mezzo di un attacco israeliano. Hind,unica sopravvissuta,resta nascosta sotto un sedile e supplica di essere salvata.
Il secondo perno è l’attualità. Quando la pellicola sarà proiettata il 3 settembre sul Lido,la Striscia di Gaza con ogni probabilità vivrà ancora sotto assedio. È plausibile che la giuria possa trasformare un eventuale riconoscimento al film in un messaggio indiretto alla linea politica di Benjamin Netanyahu.
Il terzo pilastro è l’universalità del racconto. Le conversazioni registrate fra la bambina, i volontari, la madre e lo zio che vive in Germania danno voce a migliaia di minori rimasti vittime del conflitto in corso.
Un impatto emotivo travolgente
Nel presentare il programma ufficiale, il direttore artistico Alberto Barbera ha confessato con commozione di sperare che “il film susciti impressioni, non polemiche”. Le sue parole rendono già evidente la potenza emotiva di un’opera che, attraverso il coraggio di una bambina di cinque anni, interroga la coscienza collettiva e promette di scuotere profondamente il pubblico della laguna.












