Bobò,il sorriso che ha salvato Pippo Delbono
Incontro ad Aversa
Nel 1995,il regista Pippo Delbono varcò i cancelli del manicomio di Aversa per guidare un laboratorio teatrale. Fra i volti dietro quelle mura, lo colpì un uomo sordomuto, analfabeta e affetto da microcefalia. Aveva trascorso trentasei anni in istituto e comunicava con un linguaggio tutto suo, intreccio di gesti e suoni. Quell’uomo si chiamava Bobò. Nessuno seppe cosa pensò in quell’istante, ma, quando Delbono tornò a prenderlo per portarlo via con sé, il suo volto raccontò chiaramente la gioia: era felice, contento, e con il passare dei giorni lo sarebbe diventato ancora di più.
Il mimo che ascoltava la musica senza udirla
«Era un mimo, un attore, un danzatore», ricorda oggi Delbono. Pur non potendo sentire, percepiva il ritmo; cambiava brano e lui continuava a muoversi con la stessa leggerezza. Per oltre vent’anni divenne l’anima nascosta della compagnia, conquistando una fama che valicò i confini nazionali.
Una salvezza reciproca
Quel legame si rivelò vitale per entrambi. Il regista stava attraversando un periodo di profonda depressione, aggravato dalla scoperta della sieropositività all’Hiv. «Ci siamo salvati l’un l’altro», confessa oggi. E il desiderio di onorare quell’incontro ha infuso nuova energia, coraggio e voglia di vivere.
Il linguaggio degli sguardi
Intendersi non era facile: ogni giorno occorreva inventare un codice diverso, come se si imparasse costantemente una nuova lingua. «Parlavamo con gli occhi», racconta Delbono, «il nostro modo di guardarci era unico». Quel silenzio conteneva il mistero stesso del teatro, e Bobò ne era custode e maestro.
L’infanzia eterna e la saggezza antica
All’uscita dal manicomio, i medici avvertirono che Bobò sarebbe rimasto «per sempre un bambino». Una parte di lui, in effetti, conservò una purezza disarmante; al tempo stesso, però, mostrava un’inattesa saggezza. Quando avvertiva tensione tra gli attori, avanzava di passo lieve e, con un cenno, riportava la calma.
Dalla scena al grande schermo
A sei anni dalla sua scomparsa, quel legame rivive in «Bobò», il film che Delbono presenta in anteprima mondiale al festival di Locarno (Selezione Ufficiale, Fuori Concorso). L’opera approderà nelle sale italiane con Luce Cinecittà nel periodo della giornata mondiale della Salute mentale, il 10 ottobre.
Il verdetto dell’artista
Chi, tra i due, era il vero attore? Il regista non ha esitazioni. Senza pronunciare una parola, con il solo corpo e un sorriso contagioso, Bobò rubava la scena.«Lui», risponde Delbono. E nel sillabare di quegli occhi, ancora oggi, sembra di scorgere l’applauso più caldo.












