
Ogni nuova giornata di Chelsea, giovane donna nata in Scozia, inizia con il lieve dondolio del ponte della nave che ora considera casa. Accanto a lei ci sono Domenico, compagno italiano e marittimo di professione, e il piccolo Mattia, che non ha ancora compiuto tre anni. Il trio trascorre otto settimane consecutive tra scali in Europa, Nord America e Asia, per poi rientrare nel loro appartamento in Italia. Nei video che la madre pubblica su TikTok, la vita di bordo appare come un continuo salto tra emozioni: colazioni davanti a un oblò baciato dal sole e passeggiate serali sul ponte superiore, dove il cielo si fonde con l’Oceano in un’unica, vasta sfumatura di blu.
Una cabina che diventa mondo
Lo spazio a disposizione si riduce a una stanza grande quanto un monolocale di città: letto matrimoniale, culla da viaggio, micro armadio, bagno essenziale. Ogni centimetro viene sfruttato; i giocattoli di Mattia finiscono in scatole a scomparsa infilate sotto il materasso, mentre pannolini e salviette occupano nicchie ricavate tra lavandino e scaffalature. La notte, il bimbo spesso scivola nel lettone, ma la culla-pieghevole permette almeno qualche ora di sonno senza gomiti o piedini dispersi tra le lenzuola.
Luci e ombre della quotidianità a bordo
Chi osserva da terra immagina buffet infiniti, piscine panoramiche e intrattenimento continuo, e tutto questo esiste davvero: pasti inclusi, lavanderia senza costi, aree giochi, mini club. Tuttavia la privacy è minima, l’ordine va difeso con disciplina militare e la connettività web resta un lusso instabile e costoso. Le giornate scorrono tra escursioni a Barcellona, soste lampo a New York o shopping veloce a Singapore, ma quando il mare è agitato il corridoio diventa un percorso a ostacoli per spingere un passeggino che oscilla.
Il fascino (e il costo) di scegliere il mare come indirizzo
Negli ultimi anni molte persone, dai pensionati a intere famiglie, vendono la casa e abbracciano la residenza galleggiante. Chi resta a bordo dodici mesi spende facilmente oltre 80.000 euro, cifra che cresce se si desidera acquistare una cabina permanente su navi-residenza di lusso. A pesare non sono soltanto le quote: servono visti, assicurazioni sanitarie internazionali, conti bancari worldwide e una buona dose di resistenza alla cosiddetta sindrome da “Mal de débarquement”, quel lieve disorientamento che si prova quando si torna sulla terraferma.
Trucchi da mamma tra corridoi e ponti
Col tempo Chelsea diventa maestra di organizzazione estrema: un cassetto intero trasformato in guardaroba per Mattia, snack sistemati in sacchetti sottovuoto, libri illustrati scelti con cura per tenere viva la fantasia in spazi minuscoli. Quando il bimbo freme, il lunghissimo corridoio del ponte cinque si trasforma in pista di rincorse, e la scala antincendio, con qualche accorgimento, diventa angolo-lettura improvvisato. “Non è la vita più semplice del mondo,” dice con la sua tipica ironia scozzese, “eppure ogni volta che l’orizzonte si accende di rosa, capisco perché siamo qui.”












