
Ogni anno migliaia di visitatori provenienti dall’Italia atterrano alle Isole Canarie con la speranza di rilassarsi tra spiagge di sabbia vulcanica e paesaggi scolpiti dal vento atlantico. Una volta a tavola, però, molti finiscono per scegliere pietanze “internazionali”, proposte in catene di fast-food o caffetterie dal look globale, dimenticando che l’arcipelago custodisce ricette nate dall’incontro fra natura aspra e cultura millenaria, in un luogo che geograficamente si avvicina più al Marocco che alla Spagna continentale.
Gofio, l’oro tostato dei guanci
Prima della conquista castigliana, gli antichi abitanti guanci preparavano una farina ottenuta da cereali tostati che ancora oggi compare ovunque, dal mattino alla sera. Il gofio regala un aroma leggermente affumicato e si mescola con latte a colazione, si addensa nelle zuppe, si trasforma in dolci o diventa il compagno ideale di piatti principali. Chi lo assaggia per la prima volta percepisce subito un sapore rustico,autentico,che racconta secoli di autosufficienza alimentare.
Sancocho canario, la domenica a tavola
Quando arriva il giorno di festa, nelle case dell’entroterra si mette a bollire pesce salato, spesso cherne o cernia, insieme a patate e a una generosa cucchiaiata di gofio, il tutto accompagnato da mojo.Il sancocho canario è una pietanza corposa, nata da ingredienti semplici, che sorprende con un contrasto di consistenze: il pesce morbido incontra la compattezza del gofio e la sapidità delle patate.
Papas arrugadas con mojo, patate vestite di sale
Tra le preparazioni più fotografate dell’arcipelago spiccano le papas arrugadas, piccole patate locali cotte in acqua salatissima fino a raggrinzirsi. Una volta scolate, la buccia sottile resta croccante e ricoperta da una patina bianca. L’assaggio diventa indimenticabile grazie al mojo: verde quando prevale il coriandolo, rosso se dominano peperone e paprika. Piccantezza, acidità e note affumicate si intrecciano in un equilibrio irresistibile.
Bienmesabe, il trionfo della mandorla
A chiusura di un pranzo tradizionale non può mancare il bienmesabe, crema densa realizzata con mandorle tritate, miele e uova.Profumata e avvolgente, viene spesso servita con gelato alla vaniglia oppure con torte fatte in casa. il nome, che letteralmente significa “mi piace tanto”, rispecchia la reazione di chiunque ne affondi il cucchiaio.
Dove sedersi per mangiare come un residente
Per scoprire la vera cucina canaria occorre allontanarsi dalle zone balneari più battute. A Tenerife, le famiglie aprono le porte dei loro guachinches nei villaggi collinari di La Orotava, Tacoronte e dei pendii coperti di vigneti: locali spartani, pochi tavoli, vini fatti in casa e prezzi amichevoli. Sull’isola di Gran Canaria vale la pena spingersi verso il cuore montuoso, dove Tejeda e Teror conservano ristoranti che cucinano come una volta, tramandando ricette di generazione in generazione, lontane da menù fotocopia e insegne luminose.












