
Quest’anno il caldo oltre i 35 °C si prolunga da settimane su gran parte di Italia, Francia meridionale e Penisola Iberica, con precipitazioni praticamente assenti. L’inverno appena trascorso, oltretutto, si è rivelato gentile: pochi giorni di gelo vero, neve scarsa sulle Alpi e nessun lungo periodo di temperature sotto zero. Tutto ciò permette a larve, pupe e femmine adulte di tafano e mosca cavallina di superare indenni la stagione fredda e di moltiplicarsi in primavera. Ora, lungo sterrate, sentieri e stradine che tagliano vigne o boschi dell’Appennino, i ciclisti si ritrovano circondati da nuvole ronzanti.
Perché tafani e mosche cavalline scelgono chi pedala più lentamente
Il ronzio si fa pressante quando la velocità scende. In salita il ciclista emette più anidride carbonica, trasuda, rilascia odori corporei e rimane a bassa andatura: un invito irresistibile per questi insetti ematofagi. in discesa, al contrario, l’aria che fende il volto riduce l’adesione ma non azzera il pericolo: un impatto frontale può far finire un esemplare in gola o negli occhi, con conseguenze spiacevoli.
Il dolore del morso e i rischi sanitari
Il pungiglione seghettato del tafano lacera la pelle, provoca un dolore improvviso e intenso, spesso descritto come una stilettata. La mosca cavallina, più piccola ma ugualmente tenace, sfrutta un apparato boccale tagliente per aprire microscopiche ferite. Su entrambe le punture la sensazione è più lunga e fastidiosa rispetto a quella di una comune zanzara.Il problema non si limita allo stimolo doloroso: questi ditteri, parassiti abituali di bovini ed equini, possono trasportare batteri patogeni o, in rari casi, virus.
Repellenti e altri accorgimenti per allontanarli
Il metodo più efficace resta un’applicazione preventiva di spray a base di dietiltoluamide o icaridina. Il prodotto va distribuito non soltanto su braccia e polpacci ma anche su tessuti: spalle, dorso della maglia, guanti, calze. Formulazioni pensate per ambienti tropicali garantiscono una protezione superiore,sebbene emanino un odore poco gradevole. Molti pedalatori preferiscono capi dai colori chiari, convinti che i toni scuri attirino il tafano; la scienza non lo conferma in modo definitivo, eppure indossare tinte meno cupe può ridurre l’assorbimento di calore e quindi la sudorazione, rendendo la pelle meno “appetibile”. L’idea che gli integratori zuccherini sparsi sul tubo obliquo agiscano da richiamo non è mai stata dimostrata, ma tenere pulita la borraccia non guasta.
Occhio alla discesa
Staccarsi dal gruppo di insetti accelerando funziona, tuttavia in picchiata l’attenzione calerà sulle curve e si rischia di inspirare un tafano in pieno respiro. Anche qui il repellente si rivela un alleato: una pellicola profumata e leggermente oleosa sul viso riduce la probabilità di contatti ravvicinati. Chi pratica la mountain bike in boschi ombrosi lungo il Po o sui crinali dell’Umbria nota come il ronzio diminuisca all’ombra, ma si ripresenti appena il sentiero torna esposto al sole. Continuità nell’applicare il prodotto è quindi fondamentale, specialmente durante uscite superiori alle due ore.












