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L’uomo colonizzatore: sull’80% della Terra c’è la sua impronta

Ghiacciai esclusi, l’uomo ha lasciato segni più o meno profondi su quattro quindi delle terre emerse: solo il 20% ne è salvo.

di Giulia Ferrari
19-Giu-2020 14:00
in Ambiente, Scienza
Reading Time: 2 mins read
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Possiamo definire il Pianeta quasi completamente antropizzato, poiché l’uomo è riuscito a colonizzare quasi tutte le terre emerse, eccetto per ambienti estremi come caverne troppo profonde e le cime delle montagne. Ma in tutto il resto, è molto difficile non trovare l’impronta dell’uomo, cioè segni dell’attività umana sul Pianeta.

 

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La nostra presenza sulla terra è onnipresente, e un team di ricercatori dell’Università della California, con sede a Davis, insieme ad altri importantissimi istituti di ricerca americani, hanno condotto un’analisi comparata su quattro diverse mappe, redatte tra il 2009 e il 2015, che mostra l’estensione della nostra influenza sul globo.

L’analisi ha permesso di calcolare che, appunto, appena il 20% delle terre emerse è privo di segni umani.

Pianeta Terra in 3D, Credits iStockPhoto

Il coordinatore della ricerca, Jason Riggio, dal National Geographic Society, ha combinato i dati delle diverse mappe e definito delle suddivisioni della superficie terrestre sulla base della presenza o meno dell’uomo. 

In particolare, i ricercatori hanno definito “aree a influenza molto bassa” tutte quelle nelle quali l’uomo è assente (o dove vivono popolazioni indigene) e che non vengono sfruttate per scopi commerciali – cioè le zone selvagge, e quelle dove l’uomo è presente ma non in modo invasivo, senza lasciare alcun segno.

 

Dal calcolo è stato inoltre escluso il 10% di superficie terrestre che è ricoperto dai ghiacci, dall’Antartide a buona parte della Groenlandia, passando per i ghiacciai che ancora rimangono, e il risultato è che la percentuale di superficie terrestre dove si riscontra un’influenza umana molto bassa, tra il 20 ed il 30%.

 

Una bruttissima influenza sul Pianeta, ma questa non è una novità.

Tra il 48 e il 56% troviamo le aree a bassa influenza umana, cioè quelle dove la nostra attività è presente ma ancora gestibile – come le zone di campagna, dove si pratica l’allevamento e l’agricoltura di sussistenza. 

Tutto il restante, invece è quasi completamente antropizzato.

 

E’ molto interessante scoprire la distribuzione di queste aree: la maggior parte di quelle a influenza molto bassa, sono zone fredde, aride o a quote molto elevate, mentre solo il 10% delle praterie e foreste mostra una scarsa o nulla presenza dell’uomo.

L’obiettivo di questa mappatura non è semplicemente la curiosità, ma bensì la salvezza del pianeta, che passa anche dalla conservazione dei nostri ecosistemi, e i primi su cui agire sono, secondo i ricercatori, proprio quelli a bassa influenza umana.

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