
Living, working, surviving: la mostra alla Fondazione Mast
Sette novembre segna l’apertura di Living, Working, Surviving, esposizione che resterà visitabile fino all’otto marzo negli spazi della Fondazione mast di Bologna. Ventotto opere, spesso a grandezza naturale, invitano lo spettatore a osservare scene in apparenza ordinarie, in realtà costruite con un rigore quasi cinematografico. L’iniziativa rientra nella settima edizione di Foto/Industria, rassegna dedicata quest’anno al tema dell’abitare e in programma fino al quattordici dicembre del 2025.
Una narrazione cinematografica del quotidiano
Il maestro canadese Jeff Wall, settantanove anni, predilige grandi formati illuminati da lightbox per immergere chi guarda in situazioni tanto comuni quanto enigmatiche. Un gruppo di persone con trolley che avanza su un cavalcavia diretto presumibilmente verso un aeroporto, un giovane che attraversa un quartiere periferico di una moderna Istanbul, un uomo che passa lo straccio sul pavimento di una stanza spoglia: ogni fotografia sembra sottratta alla realtà, eppure è frutto di una composizione accurata che sollecita domande, ipotesi, interpretazioni.
Dialogo con la pittura e sperimentazione tecnica
Il curatore Urs Stahel sottolinea come l’artista si concentri sulle classi meno abbienti, su chi fatica e resiste. dal 1980 al 2021 Wall ha realizzato lightbox e stampe a colori e in bianco e nero oggi custodite in musei e collezioni internazionali. Il legame con la pittura classica emerge nella scelta dei formati monumentali, mentre l’impostazione “filmica” consente di dirigere luci e posture con la stessa precisione di un set.
Luce, colore e shock del bianco e nero
A partire dal 1997 il fotografo di Vancouver introduce anche il bianco e nero, concependolo come antitesi alle diapositive retro-illuminate. La scomparsa improvvisa del colore provoca nello spettatore uno spaesamento che amplifica il senso di sospensione già presente nelle immagini. L’autore racconta di partire quasi sempre da esperienze personali, da particolari che lo colpiscono nella vita di tutti i giorni, trasformandoli in opere che oscillano tra documento e finzione.
Eventi collaterali e catalogo
Un volume edito da Schirmer & Mosel Verlag, corredato da un saggio di Stahel, accompagna la mostra. In calendario sono previsti incontri, proiezioni e laboratori a ingresso gratuito, con prenotazione obbligatoria, distribuiti in diversi luoghi della città: Palazzo Boncompagni, MamBo, Pinacoteca e altri spazi che partecipano alla rete di Foto/Industria.
L’arte urbana del lightbox
Fin dal 1978 Wall trasforma il lightbox, dispositivo tipico della pubblicità stradale, nel fulcro della propria poetica. Portando tale linguaggio dentro al museo, l’artista mette in discussione il confine fra cultura popolare e alta cultura, rilanciando una riflessione sul modo in cui le immagini illuminano, influenzano e talvolta manipolano lo sguardo collettivo.












