
Un museo romano apre le porte alla tradizione
Gli spazi del Museo delle Civiltà di Roma si trasformano in un laboratorio di memoria: dall’11 novembre le sale ospitano una mostra che raccoglie abiti provenienti da ogni Regione, e rimane visitabile fino al martedì successivo. Il direttore Andrea Viliani descrive questi capolavori tessili come “l’archeologia del Made in italy“, un’eredità capace di collegare passato e futuro.
Una ricorrenza pensata per i borghi
La Giornata nazionale degli Abiti Storici nasce per le comunità diffuse lungo la penisola,affinché ciascun centro,anche il più piccolo,trovi nell’antico costume un volano per quel turismo esperienziale che oggi i viaggiatori cercano. La ministra del Turismo Daniela Santanchè sottolinea che l’abito tradizionale è “un codice identitario vivo e dinamico”, non un semplice pezzo da vetrina, e può dialogare con il mercato globale senza perdere autenticità.
Sostegno economico a partire dal 2026
Dal 2026 il Ministero del Turismo destinerà 550mila euro ogni anno alle iniziative locali legate agli abiti storici: sfilate, rievocazioni, atelier didattici e percorsi museali riceveranno linfa economica per crescere e attirare visitatori.
La voce del legislatore
L’istituzione della giornata è frutto di un disegno di legge promosso dalla senatrice Anna Maria Fallucchi. proveniente da un piccolo centro dell’entroterra del Gargano, la parlamentare ricorda i preziosi abiti ricamati a mano custoditi nel suo paese e racconta di aver immaginato la norma proprio guardando a quel tesoro domestico.
Il mondo della scuola riscopre ago e filo
Anche gli istituti superiori saranno coinvolti in studi, workshop ed eventi: il ministro dell’Istruzione giuseppe Valditara ricorda che in Italia esistono 60 scuole con indirizzi moda frequentate da circa 80mila studenti.Molti di questi ragazzi già si cimentano nel restauro o nella replica di capi d’epoca, un lavoro che richiede creatività, ma anche perfezione artigianale, passione e forte senso di appartenenza alla propria comunità.












