
Dentro la boutique di via Condotti
La storica sede di via Condotti, nel cuore di Roma, ospita fino al 16 novembre la mostra che celebra la collaborazione ultratrentennale fra Aldo Fallai e Giorgio armani. L’esposizione, nata a Milano negli spazi di Armani/Silos nel 2023, viene ripensata per gli ambienti romani, trasformando la boutique in un racconto visivo che attraversa decenni di moda e fotografia.
Un dialogo nato negli anni Settanta
L’intesa tra il fotografo fiorentino, classe 1943, e il giovane stilista freelance prende corpo a metà degli anni Settanta. Armani avverte il cambiamento sociale che vede le donne più autonome e gli uomini più attenti al proprio look, e sceglie di riscrivere il concetto di eleganza con un lifestyle riconoscibile. Fallai, diplomato all’Istituto d’arte e grafico con naturale inclinazione per l’obiettivo, coglie all’istante quella visione: insieme danno vita a immagini capaci di fondere atmosfere cinematografiche, cenni neorealisti e suggestioni della pittura manierista.
La forza del bianco e nero
Il bianco e nero diventa la scelta vincente. Grazie a questa palette, le fotografie risultano immediate e senza tempo, pur essendo nate per presentare le collezioni. Gli scatti appaiono come fotogrammi di un lungometraggio o ritratti di vita, in cui gli abiti diventano complemento dell’essere.Lo spettatore si riconosce in scene che sembrano rubate a un istante reale, pur essendo costruite con grande cura.
Due visioni, un’estetica senza tempo
Quando la mostra viene inaugurata a Milano, Armani ricorda come lavorare con Fallai gli abbia permesso di trasformare in immagini la propria fantasia: gli abiti non rappresentano solo tagli, tessuti o colori, ma un modo di vivere. Il dialogo tra i due, sempre fluido e concreto, dà vita a scene di quotidianità ideale, ritratti pieni di carattere e atmosfere evocative. Rivedendo oggi quell’archivio, lo stilista si dichiara colpito dalla suggestione che quegli scatti continuano a emanare e dalla capacità del fotografo di cogliere ogni sfumatura della personalità.
Da parte sua, Fallai ricorda produzioni agili ed essenziali: pochi mezzi, nessun effetto speciale, eppure un’energia che ancora oggi arriva diretta al pubblico. Proprio l’assenza di artifici, secondo lui, ha toccato il cuore degli osservatori e ha reso attuali le immagini a distanza di decenni.












