
Il rimorso dopo una vita di risparmi
Per oltre mezzo secolo Suzuki, 67 anni, ha custodito ogni yen come fosse l’ultimo. Adesso, con più di 65 milioni di yen, circa 370.000 euro, sul conto, confessa di sentirsi “divorato dai rimorsi” perché il denaro non gli restituisce ciò che ha perduto.
Un’infanzia segnata dalla povertà
Cresciuto in una casa modesta nel Giappone del dopoguerra, iniziò a lavorare già alle scuole medie nei ristoranti del quartiere per aiutare i genitori. Quando trovò un impiego stabile, preferì un appartamento lontano dall’ufficio nel centro di Tokyo, così da versare un affitto minimo. Ogni giorno si preparava un pasto sobrio – germogli di soia, riso e pollo – che consumava alla scrivania. Le serate scorrevano in un monolocale spoglio, senza automobile, senza climatizzatore acceso neppure sotto l’afa che d’estate avvolge la capitale nipponica; si muoveva a piedi o in bicicletta, determinato a “non sprecare mai nulla”.
Matrimonio, paternità e rinunce condivise
Conobbe la futura moglie sul posto di lavoro. Lei accettò la sua disciplina ferrea, sperando che un giorno avrebbero raccolto i frutti di tanti sacrifici. Le loro domeniche si limitavano a picnic nei parchi di Chiba o brevi escursioni nei dintorni, sempre scegliendo il tragitto più economico. Anche dopo la nascita del loro unico figlio, l’uomo rimase fedele alla stessa routine frugale: niente ristoranti, niente vacanze oltre la periferia.
Il patrimonio accumulato
al compimento dei sessant’anni il gruzzolo superava già 35 milioni di yen. Investimenti prudenti in fondi a basso rischio fecero crescere la somma fino all’attuale cifra. “Credevo di avere blindato il futuro”, racconta oggi.H3 La perdita che ha stravolto ogni certezza
Pochi mesi dopo l’addio all’ufficio, la moglie si ammalò gravemente e, a 66 anni, si spense. “Ci dicevamo che avremmo viaggiato in pensione, che avremmo assaporato i nostri risparmi insieme. Ora i soldi non mi servono a niente perché lei non c’è più”. Realizzò di non averle mai offerto un pranzo in un locale, neppure per un anniversario.
Il valore del denaro nella cultura nipponica
In Giappone l’arte di mettere da parte è considerata una virtù,specialmente tra chi ha vissuto la “lost decade” degli anni ’90. Molti coetanei di Suzuki hanno interiorizzato la paura della povertà. Gli studiosi di finanza comportamentale dell’Università di Tokyo spiegano che, per quella generazione, il risparmio è stato un mezzo di sopravvivenza più che di realizzazione. Tuttavia cresce il numero di cittadini che comincia a chiedersi se valga la pena sacrificare piaceri e ricordi sull’altare del conto in banca.
L’insegnamento amaro di un ex impiegato
Oggi il sessantasettenne cammina lungo il fiume vicino casa, si concede un caffè al bar o una cena fuori una volta al mese. “Forse imparo tardi, ma voglio vivere, non soltanto mettere da parte”, confida agli amici pensionati che incontra sul lungargine. La sua storia ricorda che la ricchezza non si misura nell’entità del saldo, bensì nei momenti condivisi che riscaldano il cuore.












