
Un invito a Princeton che diventa viaggio concettuale
leggere un volume di Carlo Rovelli significa salpare, lasciare gli ormeggi di schemi rigidi e addentrarsi in territori limitrofi alla letteratura pur mantenendo il calore di un racconto personale. Il fisico teorico, da tempo abituato a muoversi sul bordo fra discipline diverse, confida che le certezze eccessivamente radicate generino oscurantismo. All’origine di queste pagine c’è un invito del Dipartimento di Filosofia dell’università di Princeton,dove,tra novembre e dicembre 2024,l’autore tiene sei «lezioni americane». sin dall’introduzione, Rovelli definisce il pubblico cui si rivolge: chi non possiede strumenti tecnici ma desidera capire che cosa la scienza moderna comporti per le domande di sempre, oltre a filosofi e scienziati interessati all’intreccio tra gravità e quanti.
Dal cuore dei quanti alla libertà umana
Le lezioni procedono a zig-zag fra noi e la natura. Nella prima, dopo un rapido sguardo alla fisica scolastica, Rovelli si tuffa nel nucleo alieno dei quanti. La seconda riconduce alla conoscenza, tentando di chiudere il cerchio fra mente e mondo. La terza esplora spazio e tempo per combinare le rivoluzioni del XX secolo: i quanti e le scoperte di Einstein su spazio,tempo e gravità. La quarta riporta ancora a noi, discute la base fisica del fluire temporale e, con essa, la nostra evidente capacità di decidere il futuro. La quinta riflette su come possiamo pensare, mentre la sesta prova a tirare le fila di un sapere ricco ma restio a fondamenti ultimi.
Contemporaneità della fisica e urgenza politica
Rovelli insiste: «È stato molto bello, soprattutto quando non eravamo d’accordo». Il mondo, per lui, non è composto da oggetti collocati in un tempo e in uno spazio governati da cause ed effetti. Esso è un tessuto di relazioni, un intreccio di prospettive che si può descrivere solo dall’interno. Quest’assetto circolare dell’informazione ha conseguenze filosofiche e, inevitabilmente, politiche: in un’epoca che alza confini granitici, ancorarsi a un fondamento primo impedisce al sapere di restare dinamico. Non resta che sciogliere l’ancora, perché la realtà non è fatta di cose che permangono.











