
Premio Nasher e donazione alla Casa della Cultura
Il prestigioso Nasher Prize assegna al vincitore un assegno da centomila dollari e la possibilità di ideare il programma espositivo del Nasher Sculpture Center per il 2027.Petrit Halilaj, vent’anni di carriera alle spalle e soltanto trentasette anni di età, ha annunciato che l’intera somma sarà destinata alla fondazione creata con la sorella Hana per ricostruire la Casa della Cultura di Pristina, distrutta tre decenni fa durante il conflitto nei Balcani.
Un percorso iniziato tra le macerie
nato nel 1986 a Kostërrc, villaggio nei pressi di Runik, Halilaj cresce durante la guerra. A Kukës, città albanese dove la famiglia si rifugia, incontra lo psicologo Giacomo “Angelo” Poli, impegnato a studiare gli effetti del trauma sui giovanissimi. È lui a suggerirgli di raffigurare su carta tanto le atrocità viste quanto le scene naturali che gli offrivano consolazione. Lo stesso Poli favorisce poi l’iscrizione dell’adolescente alle scuole d’arte in Kosovo e in seguito all’Accademia di Brera. nell’ultimo decennio l’artista ha diviso il proprio tempo fra Bozzolo (in provincia di Mantova), Berlino e pristina.
Opere che trasformano il dolore in meraviglia
Le installazioni di Halilaj immergono lo spettatore in spazi fantastici dove i ricordi d’infanzia si intrecciano con la storia travagliata del suo Paese.Nel 2021 la mostra Very Volcanic Over This Green Feather alla Tate St.Ives esponeva ottanta elementi sospesi in feltro, riproduzioni ingrandite di trentotto disegni realizzati nel 1999 assieme a Poli. L’anno scorso,sulla terrazza del Metropolitan Museum of Art di New York,i sogni – e gli incubi – dei bambini dei Balcani prendevano forma in un’installazione che ha segnato la consacrazione internazionale.
Riconoscimento di un linguaggio universale
Il direttore del Nasher Sculpture Center, carlos Basualdo, sottolinea come “l’opera di Halilaj dimostri che le esperienze di sofferenza sono inseparabili da momenti di gioia, tenerezza e connessione“. Secondo il museo di Dallas, l’artista “crea luoghi di incontro capaci di oltrepassare barriere artistiche, culturali e geografiche”, riunendo memorie individuali e collettive in una narrazione condivisa.












