
Tra le colline dell’Emilia-Romagna e l’Appennino
Chi percorre la strada che collega la Riviera Romagnola con i rilievi dell’Appennino avverte, a un tratto, una presenza che domina l’orizzonte. È San Leo, borgo arroccato su un’imponente rupe calcarea che si affaccia sulla valmarecchia. Da quassù, lo sguardo incontra un mosaico di boschi, campagne e piccoli centri che si alternano in un silenzio quasi irreale.
Cuore medievale tra pietra e fede
Passeggiare tra i vicoli di San Leo è come attraversare un racconto inciso nella roccia. La Pieve romanica conserva ancora la severa bellezza di un tempo in cui la spiritualità era tangibile, mentre poco più in là la Cattedrale custodisce pietre che riflettono secoli di devozione. Sul lato opposto, il rinascimentale Palazzo Mediceo, oggi sede di un prezioso Museo di Arte Sacra, e il vicino Palazzo Della Rovere, attuale municipio, ricordano la stagione di prosperità e mecenatismo che segnò il borgo. Il vero salotto del paese è piazza Dante Alighieri: qui il Sommo Poeta sostò e lasciò traccia della forte impressione provata nella sua Divina Commedia. Allo stesso modo, San Francesco d’assisi fu ospitato con tale reverenza da ricevere il dono del Monte della Verna, destinato a diventare un santuario amatissimo.
La fortezza, scultura di roccia e ingegno
Sulla sommità della rupe si erge la Fortezza di San Leo, una struttura che pare scolpita dalla natura e dall’uomo insieme.Nel XV secolo l’architetto Francesco di Giorgio martini, su incarico di Federico da Montefeltro, trasformò il precedente bastione in uno straordinario capolavoro dell’architettura militare rinascimentale. Le sue mura, considerate un tempo inespugnabili, conobbero assedi di Bizantini, Goti, Longobardi, signori Malatesta e duchi Montefeltro. In epoca successiva il complesso divenne carcere di Stato: tra i detenuti più celebri spicca il misterioso Conte di Cagliostro, che qui trovò la morte nel 1795.Oggi, percorrere corridoi, sale d’armi e celle significa compiere un viaggio nella memoria. Dalla terrazza più alta si apre una veduta che abbraccia colline, vallate e, nelle giornate più limpide, il Mare Adriatico all’orizzonte.
Suggestioni per ogni stagione
il fascino di San Leo non risiede solo nei monumenti, ma nell’atmosfera che avvolge l’intero sperone di roccia.In autunno i boschi circostanti si accendono di tonalità oro e rame, mentre l’inverno ammantato di brina rende il borgo ancora più silenzioso. La primavera porta profumi di erbe selvatiche e fiori che spuntano fra le crepe della pietra, e l’estate richiama visitatori con rievocazioni storiche e serate di musica sotto le stelle. chi attraversa la porta d’ingresso del paese ha la sensazione di oltrepassare un confine impalpabile, dove il tempo rallenta e la realtà si mescola con il sogno.











