
Scenari verticali dove il rapace domina
Il vento risale le pareti nude della Gola del Furlo, si incunea tra i boschi del Monte Carpegna e abbraccia i pendii erbosi del Catria e del nerone. Qui l’aquila reale, maestosa e silenziosa, torna a librarsi sopra uno degli angoli più intatti dell’Appennino. Il suo volo, ampio e regale, viene percepito prima con lo sguardo e poi con l’udito, quando il richiamo acuto rimbalza tra le rocce.
Le Marche interne, paradiso segreto per il birdwatching
Chi sogna di osservare i rapaci nel loro ambiente non deve oltrepassare oceani. Le zone più intime delle Marche, protette da parchi regionali e da riserve, custodiscono le ultime coppie nidificanti del centro Italia. Lungo il corso del Metauro, le rupi della Gola del Furlo diventano balconi naturali in cui, oltre all’aquila, volteggiano poiane e falchi pellegrini. Dal Centro Visite del Furlo si snodano sentieri che salgono verso Monte Pietralata e Monte Paganuccio; la salita premia con punti panoramici ideali, soprattutto nelle ore centrali, quando le correnti ascensionali sostengono le grandi ali dorate.
Tra Carpegna, Catria e Nerone l’aquila scrive figure nel cielo
Il massiccio del Carpegna, confine sottile fra Romagna e Umbria, offre pascoli d’alta quota e faggete fitte: un mosaico ecologico in cui l’adulto vigila sulle creste in cerca di lepri e giovani ungulati. Più a sud, i versanti scoscesi del Catria dialogano con gli altipiani del Nerone, creando corridoi d’aria calda che agevolano planate lente e continue. Queste aree, lontane dai flussi turistici convenzionali, si rivelano perfette per un’escursione fotografica che abbina trekking e contemplazione.
Il progetto che protegge le sovrane dell’aria
La presenza crescente degli esemplari adulti non è un caso. Il programma Aquile delle Alte Marche, coordinato dal GAL Flaminia Cesano con il supporto di parchi e centri di educazione ambientale, segue i rapaci grazie a dispositivi di geolocalizzazione. I dati raccolti svelano rotte e abitudini, mentre le scuole partecipano a laboratori e visite guidate negli spazi espositivi “Il cielo delle Marche in due stanze”, allestiti nella Gola del Furlo e a Carpegna. In questo modo i siti di nidificazione vengono tutelati e il pubblico scopre storie e segreti di uno degli uccelli più rari d’Europa.
Un turismo lento che alza lo sguardo
Il fascino di un’aquila reale che descrive circoli sopra le vette invita a praticare un viaggio diverso: niente corse, solo passi cadenzati, silenzio, binocolo e attesa. Le migliori ore restano mattino e primo pomeriggio, quando le masse d’aria calda diventano ascensori invisibili. chi si ferma abbastanza a lungo sente il paesaggio respirare, riconosce il richiamo e intuisce che l’Appennino, ancora una volta, si concede il lusso di essere selvaggio.











