
Come arrivare a bormio e varcare l’ingresso della val Zebrù
La Statale 38 dello Stelvio accompagna l’auto fino a Bormio, cuore dell’Alta Valtellina. Una volta in paese, si imbocca la strada per Santa Caterina Valfurva e, dopo pochi chilometri, il bivio di Niblogo introduce nel regno selvaggio della val Zebrù. Qui, la vegetazione si infittisce, il profumo del muschio riempie l’aria e si avverte la presenza discreta della fauna del Parco Nazionale dello Stelvio.Escursioni guidate tra cervi, stambecchi e aquile
L’ufficio turistico di Bormio propone uscite al crepuscolo in compagnia di esperti naturalisti del Parco oppure di guide alpine locali. Il piccolo gruppo avanza in silenzio lungo i primi tratti della valle; il sole scende dietro le cime di Ortles-Cevedale e, proprio quando le ombre si allungano, il primo bramito squarcia il silenzio. Il suono profondo, vibrante, riecheggia tra i larici, mentre i maschi si contendono le femmine. Gli accompagnatori raccomandano di evitare torce frontali o parole ad alta voce: basta restare fermi e lasciarsi avvolgere dalla voce dei cervi.
Percorsi facili per vivere l’esperienza in autonomia
Chi desidera muoversi senza guida può partire da Niblogo seguendo il sentiero che, in poco più di un’ora e mezza, raggiunge Zebrù di Fuori a quota 1 828. Il percorso, con un dislivello di circa 230 metri, si snoda tra boschi di conifere e radure. Superato il piccolo nucleo di baite, si prosegue verso le Malghe di Campo: l’ascesa è dolce, circa 170 metri di dislivello, e richiede un’altra ora di cammino. Da qui, con ulteriori quaranta-cinque minuti, ci si affaccia sull’altopiano dove sorge la Baita del Pastore a 2 168 metri. Nei mesi autunnali un servizio locale di fuoristrada, prenotabile a Bormio, permette di accorciare la prima parte dell’itinerario e di arrivare direttamente alla baita. I più allenati,possono spingersi fino al Rifugio Quinto Alpini a 2 878 metri,aggiungendo circa due ore e 700 metri di dislivello.
La sinfonia d’autunno tra larici dorati e cieli tersi
settembre e ottobre trasformano la val Zebrù in un teatro naturale. I larici assumono tonalità aranciate, l’erba ingiallisce e l’aria fresca esalta i profumi di resina. In questo scenario, si muovono anche scoiattoli, lepri alpine, volpi, stambecchi, camosci, aquile reali e gipeti.tuttavia, il protagonista assoluto resta il cervo.I maschi, con palchi imponenti, pattugliano le radure, marcano il territorio e duellano a colpi di corna. Il crepuscolo è il momento perfetto per ascoltare la loro voce: un richiamo primordiale che rimbalza sulle pareti della valle e fa vibrare il petto di chi l’ascolta.
Consigli per osservare senza disturbare
Scegliere abiti dai colori neutri, camminare lentamente, tenere spenti telefoni e torce, mantenere la distanza di sicurezza e non tentare di avvicinarsi agli animali. In questo modo, la magia resta intatta e il bramito risuona limpido, senza interferenze.
La val Zebrù, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, si offre così a chi cerca un contatto autentico con la natura autunnale: poche ore di cammino, e la voce ancestrale del cervo accompagna i pensieri fino al buio della sera.











