
Ritratto inedito di un intellettuale fuori dagli schemi
Alla prossima Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle Arts, approda Stile alberto, film che Michele Masneri firma con Antongiulio Panizzi. L’opera spalanca le porte sul mondo di Alberto Arbasino, narrandone la personalità sorprendentemente elusiva e allo stesso tempo mondana. Chi lo ha incontrato lo ricorda come un uomo insieme “esclusivo” e riservato, capace di sfoderare una timidezza inattesa dietro l’eleganza impeccabile di completi sartoriali e di una fiammante Porsche.
Un documentario pieno di archivi e confidenze
La pellicola intreccia immagini d’epoca, memorie di familiari, confidenze di amici e testimonianze di studiosi. Scorrono sullo schermo i legami intensi con figure come Pier Paolo Pasolini e Luchino Visconti, fino alla relazione pluridecennale con il compagno Stefano.Materia viva che restituisce un autore capace di navigare con disinvoltura tra giornalismo militante, neologismi iconici – basti pensare alla celebre “massaia di Voghera” – e romanzi che hanno rinnovato la prosa del secondo dopoguerra.
Tra eleganza e timidezza
«La prima lezione che mi ha lasciato è l’assoluta indipendenza», confessa il regista Masneri. Arbasino rifuggiva i gruppi di potere, criticava le lobby letterarie e sapeva miscelare argomenti “alti” e popolari: dalla musica classica fino a un’indimenticabile conversazione con Gianni Morandi. In un’Italia dove molti autori vestivano dimesso, lui sfoggiava completi su misura e auto sportive, scatenando invidie quanto ammirazione.
Sessualità vissuta senza bandiere
Senza mai celare la propria identità, l’autore affrontava l’omosessualità con onestà ma fuori dalle etichette. Amava ripetere: «Se devo per forza definirmi,preferisco dirmi porschista piuttosto che omosessuale,passo più tempo a maneggiare il cambio della mia macchina che altro». Un’ironica dichiarazione che racconta lo stile lieve con cui scansava le etichette politicizzate.
Il paragone con Proust e l’accusa di provincialismo
Il richiamo a Marcel proust gli risultava gradito, specie perché il suo romanzo Fratelli d’Italia richiama, nella costruzione, una personale recherche. Eppure qualcuno lo bollava come “provinciale”, sebbene conversasse con Henry Kissinger usando più lingue. Una contraddizione che il film illumina con umorismo: in un Paese dove si teme la periferia, proprio il “provinciale” viaggiava per mezzo mondo su strade che conducevano alle più prestigiose avanguardie.
Voci e coproduzioni
Sul grande schermo sfilano Giovanni Agosti,Giorgio Montefoschi,Adriana Sartogo,Alvar González-Palacios,Masolino d’Amico,Silvia,Mario e Ambrogio Arbasino,Paola Garlaschelli,Marisela Federici e pier Giovanni Adamo. Alla realizzazione contribuiscono MadEntertainment, rai Documentari e Luca Guadagnino, con il sostegno della Fondazione Teatro Sociale di Voghera e della Fondazione del Monte di lombardia.












