
Un ritorno atteso da oltre trent’anni
la sede della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana, ospitata a Palazzo Chiablese nel cuore di Torino, oggi ha fatto da cornice alla restituzione di 254 reperti di epoca apula, etrusca, umbra, messapica e romana. I preziosi manufatti, tra cui eleganti vasi a vernice nera e rossa, kylix, anfore, utensili, statuette e sculture in terracotta e bronzo, provenivano da una raccolta privata del capoluogo piemontese.
Il lungo percorso giudiziario
Gli oggetti erano stati sequestrati nel 1991 durante indagini su scavi clandestini in Toscana. Dopo la morte del collezionista, il materiale era rimasto sotto sequestro per più di trent’anni. la giurisprudenza, che assegna allo Stato la proprietà di ogni bene archeologico privo di prova di lecita provenienza precedente al 1909, ha guidato l’intero iter.
Dal sequestro alla consegna volontaria
Nel 2024 gli eredi, ancora custodi giudiziari, si sono rivolti alla Soprintendenza, che ha coinvolto il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Torino e l’Avvocatura Distrettuale dello Stato. Verificate le condizioni di conservazione e ricostruito lo status giuridico, i discendenti hanno scelto di consegnare spontaneamente i reperti all’Erario, rinunciando a qualunque rivendicazione. Il Tribunale di Torino ha dunque disposto dissequestro e confisca, formalizzando il passaggio definitivo.
Una sinergia che fa scuola
Alla cerimonia erano presenti il soprintendente corrado Azzollini, il tenente colonnello Giuseppe marseglia, comandante del gruppo Tpc di Monza, e l’avvocata Tiziana Pisani. Secondo il Comando Tpc, l’operazione rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni pubbliche e cittadini, capace di restituire alla collettività un patrimonio storico di inestimabile valore.












