
Dalla Villa dei Capolavori un viaggio nell’immaginario collettivo
Fra le sale della Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo, incastonata nella campagna di Parma, si aprirà il 13 settembre un itinerario visivo che proseguirà fino al 14 dicembre. oltre trecento creazioni – manifesti, riviste patinate, spot televisivi, fotografie d’autore, pellicole cinematografiche, videoclip, gadget promozionali e le leggendarie figurine Fiorucci – comporranno un racconto inedito che attraversa mezzo secolo di trasformazioni culturali.
Un motto irriverente come spartiacque generazionale
«Non avrai altro stile all’infuori di me».L’eco di questa dichiarazione, memore dello slogan provocatorio «Non avrai altro jeans all’infuori di me» che accompagnava lo scatto di Oliviero Toscani per Jesus Jeans, risuona come manifesto dell’epoca in cui la supermodella diventa icona planetaria. Gli anni Novanta, accesi dal genio di Gianni Versace, ereditano l’audacia comunicativa nata nei decenni precedenti.
Dalle sartorie alla ribalta globale
Nel 1950 lo stile italiano parte alla conquista del mondo, e nei cinquant’anni successivi la sua voce diventa inconfondibile. Armani, Benetton, Dolce & Gabbana, Emilio Pucci, Fendi, Fiorucci, Gianfranco Ferré, Guarnera, Gucci, Marina Rinaldi, Max Mara, Moschino, Salvatore Ferragamo, Valentino, Versace, Coveri, Zegna, Walter Albini: nomi che oggi evocano glamour, allora scrivevano ogni giorno un capitolo nuovo del Made in Italy.
L’obiettivo fotografico come lente della società
Gli scatti di Giampaolo Barbieri, Giovanni Gastel, Alfa Castaldi e Maria Vittoria Backhaus riflettono sul corpo, sulla luce, sul movimento, restituendo non soltanto abiti, ma anche aspirazioni collettive. Accanto a loro, le illustrazioni di René Gruau, Sepo, Erberto Carboni, Franco Grignani, Guido Crepax, antonio Lopez, Lora Lamm offrono una grafica che diventa poesia visiva.
Spot e pellicole, lo specchio elettronico del desiderio
La televisione si trasforma in passerella diffusa: i caroselli prima, poi gli spot a colori, entrano nelle case e consolidano miti. Il cinema affianca questa evoluzione, portando sul grande schermo l’eleganza dei tessuti, la fluidità dei drappeggi, la forza dei loghi ormai riconoscibili ai quattro angoli del pianeta.
Moda come linguaggio e performance
Man mano che la società italiana cresce, la moda diventa macchina narrativa potentissima. Si definisce come linguaggio del corpo, performance quotidiana, simbolo di appartenenza e ribellione insieme. La pubblicità fa da cassa di risonanza, attraversando mutamenti economici e sociali,generando stereotipi e desideri,alimentando la creatività di una nazione proiettata oltre i propri confini.
Un percorso filologico e poetico
La rassegna allestita a Mamiano intreccia rigore filologico e sguardo poetico. Tra figurine collezionabili ed eleganti visual per riviste patinate, tra gigantografie e schermi che proiettano réclame entrate nel mito, si compone il mosaico di un’Italia che, nel volgere di cinque decenni, ha imparato a raccontarsi attraverso stoffe, colori, silhouette e slogan.












