
Un ribelle che capovolge le gerarchie
Il giovane Francesco d’Assisi si muove in un Medioevo in cui le gerarchie sociali appaiono immutabili, eppure egli le rovescia con naturalezza. Rifiuta la guerra, mette da parte i rapporti di forza, abbandona il monachesimo che si isola dal mondo e preferisce restare in mezzo alla gente. Dentro il cristianesimo introduce la letteratura cortese dei cavalieri e delle dame, ma anche il folclore in cui gli animali diventano interlocutori saggi.
Il rifiuto della ricchezza
Nel tempo in cui le università fioriscono, Francesco volta le spalle ai libri. Nell’epoca in cui le banche e la mercatura preparano l’alba del capitalismo, scarta il denaro. Questo atteggiamento appare perfino reazionario, perché ignora gli strumenti della modernità nascente e ritiene il possesso una minaccia per l’anima.
Dal fallimento apparente alla nostalgia universale
A distanza di secoli sembrerebbe che quella rivoluzione abbia perso. Oggi la finanza prevale sul lavoro, la globalizzazione non ha cancellato i conflitti e il denaro domina ogni ambito. Tuttavia nessuno osa dire che Francesco sia stato sconfitto: più la sua visione viene tradita,più cresce il rimpianto per la sua voce.
La non violenza come scelta radicale
Francesco non si limita a predicare; abbraccia la non violenza con radicalità. anzi, invita ogni persona a sottomettersi volontariamente agli altri, una sfida a una società in cui il rango vale più del merito. Ripete che il salario spetta al lavoro, non all’autorità. Così denuncia l’assurdità di manager lautamente liquidati nonostante fallimenti colossali,mentre chi serve con dedizione riceve briciole.
Una ricetta per il presente
La disuguaglianza cresce tra chi accumula ricchezze inimmaginabili e chi fatica a nutrirsi o curarsi. Proprio per questo l’insegnamento di Francesco risulta più urgente che mai,in un’epoca minacciata da arsenali nucleari,conflitti incessanti e cambiamento climatico. Egli non propone punizioni: ama il prossimo,ama la creazione,non vede nemici nelle creature di Dio. Chiede ai suoi frati di evitare mormorazioni, calunnie, giudizi.
Un ideale che attraversa i secoli
Storici come Jacques Le Goff lo descrivono come l’unico, dopo Gesù, capace di incarnare nel mondo occidentale un simile ruolo spirituale. Il suo culto non riguarda miracoli spettacolari, ma la scelta di farsi l’ultimo fra gli ultimi, simbolo di milioni di poveri e umili.
L’eredità italiana di una figura universale
Nato e vissuto in Italia, autore della prima poesia in volgare, ideatore del presepe, difensore delle donne e dei bambini, nemico di ogni violenza, promotore di un’arte che sboccerà con Giotto e di una lingua che sboccerà con Dante, Francesco continua a ispirare religiosi, esploratori, scienziati, scrittori di ogni continente.Essere suoi connazionali significa portare il peso e il privilegio di un’eredità che non smette di interpellare la coscienza collettiva.












