
Il mal di calendario
«Come stiano i ragazzi andrebbe chiesto ai ct, non a me» sbotta Maurizio Sarri nella sala stampa di Formello. Il tecnico sottolinea che, tra le quattro finestre per le selezioni nazionali, la Coppa d’Africa, il Mondiale e le ferie estive, i suoi calciatori finiscono per restare lontani dal club per circa 48 giorni: «Di fatto», continua, «vengono retribuiti per sei mesi e trascorrono l’altro semestre altrove.Il calendario, così com’è, va completamente ripensato».
Viaggi interminabili e recuperi ridotti
Il mister biancoceleste descrive poi il tour de force a cui sono sottoposti molti elementi della rosa.Dele-Bashiru, ad esempio, atterra a Roma il giovedì pomeriggio dopo sedici ore di volo: «Se lo avessimo mandato subito in campo, lo avremmo distrutto», confessa Sarri. Non è l’unico caso: Boulaye Dia resta irreperibile per dodici giorni, mentre Nicolò rovella e Mattia Zaccagni tornano dalla Nazionale con acciacchi che lasciano ancora in dubbio la loro presenza: «L’infortunio di Rovella», spiega l’allenatore, «probabilmente è stato sottovalutato; se avessero saputo di non poterlo impiegare lo avrebbero rimandato a casa prima».
Attesa per la sfida al sassuolo
Lo sguardo si sposta poi sulla prossima avversaria, il Sassuolo. Sarri non ha dubbi: «Parliamo di un rivale di valore che ha semplicemente iniziato con risultati complicati. Pochi in serie A possono vantare il loro potenziale offensivo». E invita i suoi a non sottovalutare la gara del Mapei Stadium: «Servirà maturità. Se entriamo con la stessa superficialità vista all’esordio non avremo chance; con l’approccio mostrato nell’ultima uscita, invece, possiamo farcela».
Il nodo dell’atteggiamento mentale
Per l’allenatore, la chiave resta tutta nell’intensità mentale: «Il nostro modo di scendere in campo farà la differenza. Le partite si complicano quando non rispetti l’avversario». Così, mentre la Lazio valuta le condizioni di Rovella, Zaccagni e degli altri reduci dalle nazionali, Sarri continua a martellare sul vero problema: un calendario «ingolfato» che, a suo avviso, mina la qualità del calcio giocato.












