Tesoro d’ametista riaffiora dal fossato del castello di Kolno
Un cantiere di scavo che riscrive la storia
Nel 2025 un’équipe dell’Università di Breslavia ha inaugurato una nuova stagione di ricerche all’interno del fossato che cinge il Castello di Kolno, antica roccaforte dell’odierna Polonia sud-occidentale. L’avamposto, inizialmente legato al duca Boleslao III di Brzeg e successivamente passato in mano a potenti cavalieri, custodiva un deposito materiale che copre l’arco cronologico compreso tra XIV e XV secolo. Spade, speroni, briglie, finimenti da guerra e vasellame in terracotta hanno cominciato a emergere quasi subito dalle zolle intrise d’acqua.
Il ritrovamento che ha catalizzato l’attenzione
Tra gli oggetti riaffiorati, uno in particolare ha colpito gli archeologi: un monile in ametista incastonato in un supporto di argento dorato a fuoco, databile a circa 600 anni fa. Il piccolo capolavoro giaceva protetto dal limo del fossato, probabilmente lì finito durante gli assedi che culminarono nel 1442, anno in cui la fortezza venne devastata dalle guerre civili che sconvolsero la Slesia.
Le ipotesi sulla funzione del gioiello
Secondo Lech Marek, archeologo a capo degli scavi, il manufatto potrebbe essere appartenuto a una spilla – o, meno verosimilmente, a un diadema – utilizzato da un membro dell’élite. La lavorazione, definita “doratura al fuoco”, richiedeva l’impiego di ingenti quantità di mercurio per fissare l’oro sul metallo nobile, un procedimento riservato ai laboratori più prestigiosi del tardo Medioevo.
Analisi scientifiche tra laser e fluorescenza
Per confermare la natura della pietra, il team ha impiegato la spettroscopia Raman, tecnica basata su un fascio laser in grado di leggere la struttura molecolare del campione. Il test ha stabilito con certezza che la gemma è ametista.In parallelo, la fluorescenza a raggi X ha svelato la presenza di argento rivestito di oro, a prova dell’elevato valore economico e simbolico del monile.
L’ametista e il suo potere simbolico nel Medioevo
Durante il tardo Medioevo, l’ametista racchiudeva un ampio ventaglio di significati. Si pensava proteggesse dall’intossicazione, tenesse lontano l’inganno, difendesse da veleni e incubi, preservasse la libertà personale e, addirittura, salvaguardasse la vista. Tali credenze conferivano alla pietra un prestigio supplementare, in grado di far lievitare il prezzo del gioiello sul mercato delle corti europee.
Chi era il proprietario?
al momento resta un mistero l’identità dell’aristocratico o dell’aristocratica che indossava l’ornamento. Tuttavia, la qualità della montatura e il contesto in cui è stato rinvenuto suggeriscono l’appartenenza a un ranghi elevati della società: soltanto le famiglie più facoltose potevano permettersi lavorazioni così raffinate e gemme così ambite nella Europa centrale del quindicesimo secolo.