
Ministero della Cultura Israeliano lancia la selezione
Il ministero della Cultura di Israele ha diffuso un invito rivolto ad artisti e curatori interessati a rappresentare il Padiglione nazionale durante la 61/a esposizione Internazionale d’Arte, prevista nel 2026. La chiamata arriva mentre la struttura permanente ai Giardini resta chiusa per lavori.
Una sede alternativa negli spazi dell’Arsenale
La Biennale di Venezia mette a disposizione del padiglione israeliano un’area all’Arsenale, offrendo così una collocazione temporanea fino al completamento degli interventi ai Giardini. Questa soluzione riapre il dibattito sull’opportunità di ospitare lo Stato ebraico, tema già al centro di accese discussioni negli ultimi anni.
La reazione del collettivo Art Not Genocide Alliance
Il collettivo Art Not Genocide Alliance (Anga) critica duramente la decisione di concedere spazi a Israele. Sul proprio sito, il gruppo ricorda di aver già promosso una protesta durante la scorsa edizione, quando il Padiglione rimase chiuso esponendo un cartello con la scritta “fino alla liberazione degli ostaggi”, gesto che il presidente Pietrangelo Buttafuoco aveva definito “essa stessa arte”.
Secondo Anga, dopo “oltre 700 giorni di genocidio e 77 anni di occupazione, apartheid e pulizia etnica”, l’evento veneziano non dovrebbe offrire alcuna piattaforma allo Stato israeliano.
Possibile boicottaggio della 61/a esposizione
Il collettivo chiede l’esclusione “immediata e completa” di Israele dalla prossima edizione. In mancanza di tale provvedimento, annuncia l’intenzione di organizzare un boicottaggio sia da parte degli artisti sia del pubblico della 61/a Esposizione Internazionale d’Arte.












