
La capitale di marmo lucente e strade deserte
Ashgabat stupisce immediatamente: l’orizzonte è dominato da grattacieli rivestiti di marmo bianco, fontane coreografiche e statue dorate, eppure si avanza in un silenzio quasi irreale. Gli abitanti risiedono lontano dal centro, la vita quotidiana scorre nelle periferie e nelle campagne, mentre l’area monumentale resta una vetrina immacolata. nei video girati dal creator Jordan Egbert, che arriva nel 2024, si osservano hotel a cinque stelle, centri commerciali di design e un aeroporto avveniristico senza una coda, senza un brusio, senza folla. Il regime, che controlla ogni dettaglio, mantiene accesso a internet minimo, social network bloccati, guide ufficiali obbligatorie e zone proibite la cui ragione resta avvolta nel mistero.
Un annuncio silenzioso cambia le regole di ingresso
Mentre il mondo presta poca attenzione, il governo approva l’introduzione dei visti elettronici. Fino a ieri ottenere il permesso di entrare significava superare una labirintica sequenza di lettere d’invito, tour operator autorizzati e tempi di attesa indefiniti. L’e-visa, invece, elimina la lettera ministeriale e mantiene soltanto la necessità di un tour prenotato presso uno sponsor locale. Per un territorio che accoglie meno di 100 000 visitatori l’anno,talvolta appena 7 000,la novità rappresenta il primo spiraglio di apertura dopo decenni di frontiere quasi invalicabili.
Meraviglie di fuoco, canyon colorati e grotte termali
Il paesaggio del deserto del Karakum ospita la famigerata Porta dell’Inferno, un cratere gassoso che brucia senza sosta dal 1971 e illumina la notte con lingue di fuoco visibili a chilometri di distanza. A nord-ovest, i canyon di Yangykala sfoggiano rocce dalle sfumature rosa, arancio e cremisi, mentre a sud della capitale il lago sotterraneo di Kow Ata consente un bagno in acque a circa 37 °C, circondati da stalattiti che gocciolano lentamente. Gli appassionati di archeologia si spostano verso Nisa e Merv, città carovaniere della Via della Seta divenute patrimoni dell’UNESCO, dove minareti millenari raccontano epopee di imperi scomparsi.
Record, divieti bizzarri e feste surreali
Il Turkmenistan detiene il primato mondiale per numero di edifici in marmo bianco, tutti costruiti tra il 1995 e il 2020. Nelle scuderie di stato pascolano i cavalli Akhal-Teke, celebri per il manto che riflette la luce come metallo fuso e impressi persino sulle banconote. Ogni settembre si celebra il Giorno del Ruhnama, dedicato al libro-manifesto dell’ex presidente Saparmurat Niyazov, con cerimonie che trasformano piazze e statue in palcoscenici di culto politico. Sulle strade sfrecciano soltanto automobili bianche,talvolta grigio argento previo permesso speciale; i videogiochi risultano banditi come le barbe lunghe,proibite perché considerate indice di trascuratezza. Nel nuovo aeroporto, progettato per milioni di passeggeri, decollano appena pochi voli quotidiani, tanto che qualche viaggiatore lo descrive come terminal fantasma.
Perché scegliere una meta così fuori dal comune
Chi rincorre esperienze estreme, ama luoghi dove modernità e culto del potere si intrecciano e desidera raccontare aneddoti che pochi possono vantare, trova qui un atlante di paradossi viventi: statue rotanti placcate d’oro, piazze scintillanti ma vuote, villaggi montani dove le tombe portano corna di capra e un numero di turisti annuo paragonabile a quello di un piccolo museo di provincia. Un sistema di e-visa che germoglia, pur con la guida obbligatoria, apre dunque un varco in uno dei paesi più enigmatici dell’Asia Centrale.












