Quando il futurismo accende lo schermo con caffeina del mondo
La nascita del documentario
Dal 15 al 17 settembre, nelle sale italiane approda “Caffeina del mondo”, film diretto da Giordano Bruno Guerri insieme a Massimo Spano. La pellicola ripercorre l’intero arco del Futurismo, dal manifesto del 1909 firmato da Filippo Tommaso Marinetti fino al secondo Dopoguerra. Lo stesso Guerri ricorda che la definizione di ※caffeina d’Europa※,coniata dalla stampa continentale nel 1912,diventa ora ※caffeina del mondo※ per sottolineare la diffusione planetaria del movimento,arrivato fino in Giappone e in Russia.
Visioni e anticipazioni del movimento
Il documentario mostra come i futuristi sconvolgano il rapporto fra arte e società. Il loro mito della velocità spinge verso costumi più liberi, abiti sgargianti e un teatro pensato per tutti, lontano dalle sale museali. Nelle immagini scorrono macchine, treni e architetture ardite, mentre le parole di Marinetti profetizzano strumenti ※di nickel e alluminio, alti tre centimetri※ in grado di collegare l’intero pianeta, intuendo di fatto computer e internet. Lo stesso autore prefigura la scrittura senza punteggiatura, anticipando le emoticon.
Il ruolo delle donne futuriste
Un capitolo del film – e del libro che Guerri sta ultimando per Rizzoli, intitolato “Il coraggio, l’audacia, la ribellione” – è dedicato all’altra metà del Futuro. Figure femminili come Benedetta (compagna di Marinetti, ma artista indipendente) emergono con forza. La pittrice firma le proprie opere senza il cognome del marito e affresca spazi pubblici, fra cui gli uffici postali di Palermo, dimostrando la reale autonomia delle futuriste.
Futurismo e regime, un rapporto complesso
Il manifesto politico del 1918 sostiene suffragio universale, giornata lavorativa di otto ore e vendita dei beni ecclesiastici, idee vicine al liberalismo. Marinetti coltiva per un quarto di secolo l’illusione di un fascismo futurista, salvo poi riconoscere che ※ha vinto Mussolini※. Ciononostante, grazie alla pressione dei futuristi, l’arte moderna in Italia non viene censurata come la cosiddetta ※arte degenerata※ nella Germania nazista. Opere di Depero, Sironi, Balla e Carrà ottengono commesse pubbliche e restano visibili ancora oggi.
Riscoperta internazionale delle opere
Dopo la guerra, il legame col regime provoca un silenzio di decenni. Molti capolavori finiscono oltreoceano: “La città che sale” di Umberto Boccioni è ora al MoMA di New York. Oggi, però, mostre come ※Mondo futurista※ a desenzano del Garda e la recente rassegna alla Galleria d’arte moderna e contemporanea di Roma testimoniano una forte rinascita d’interesse mondiale.
Dettagli di produzione
“Caffeina del mondo” è realizzato da Qualityfilm con il sostegno di Luce Cinecittà – Inlusion Creative Hub, in collaborazione con Rai Documentari e con il contributo del MIC.