
Terreni appena liberati dal ghiaccio: un deserto che ha bisogno di secoli
Sulle vette delle Ande, lo scioglimento dei ghiacciai svela superfici grigie, povere di elementi nutritivi e incapaci di trattenere umidità. In questo paesaggio quasi lunare, la colonizzazione vegetale normalmente procede con lentezza: occorrono più di cent’anni prima che compaia una copertura stabile di erbe e arbusti.
Le latrine delle vigogne diventano oasi di fertilità
Le vigogne, parenti selvatiche di lama e alpaca, si radunano in aree fisse dove lasciano abbondante letame. Questi accumuli, veri e propri “bagni comuni”, contengono concentrazioni eccezionalmente alte di azoto, fosforo e carbonio organico, oltre a trattenere più acqua rispetto al terreno circostante. Il risultato è sorprendente: in poche stagioni, macchie di verde spuntano là dove il suolo resterebbe sterile per generazioni.
Un mosaico verde che richiama vita selvatica
I piccoli giardini creati dalle vigogne si comportano come poli di attrazione. Erbivori di passaggio si fermano a brucare le giovani piante, e la loro presenza richiama predatori come il puma, arricchendo la rete trofica d’alta quota. Fototrappole installate tra i 4 000 e i 5 000 metri documentano il ritorno di specie rare, segno che la micro-rinascita vegetale amplia il raggio vitale di molti animali. anche le stesse vigogne traggono vantaggio da un’erba più nutriente che cresce proprio dove hanno depositato il letame.
Limiti di questo intervento naturale e sfide climatiche
Il contributo delle vigogne, per quanto prezioso, non basta a compensare la rapidità con cui i ghiacciai montani si riducono. Tra il 2000 e il 2019 i ghiacciai non polari perdono in media 267 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno, mentre proiezioni recenti indicano che fino al 68 % di essi potrebbe scomparire entro pochi decenni.In questo scenario, azioni umane incisive restano essenziali: si parla di una drastica riduzione delle emissioni climalteranti, di un ripristino mirato degli ecosistemi d’alta quota e di una protezione legale rigorosa per i territori dove le vigogne svolgono il loro ruolo di rigeneratrici naturali. la ricerca suggerisce inoltre programmi di monitoraggio costante, uso mirato di materia organica locale per velocizzare la rivegetazione e un coinvolgimento attivo delle comunità andine, così da valorizzare questa straordinaria alleanza tra fauna autoctona e paesaggio.












