
Un regalo notturno alla città
La sera del 30 settembre, dalle 21 alle 24, Camera – Centro Italiano per la Fotografia spalanca gratuitamente le proprie porte. L’inaugurazione in notturna anticipa di qualche ora il compleanno del primo ottobre e fa da prologo alle celebrazioni del decennale.
Oltre 160 scatti intimi e pubblici
L’ampia retrospettiva dedicata a Lee Miller, curata dal direttore artistico Walter Guadagnini, accoglie il visitatore con più di 160 fotografie, molte mai esposte prima e tutte provenienti dai Lee Miller Archives. Il percorso, concepito per far emergere la dimensione privata e quella professionale dell’artista statunitense, occupa gli spazi espositivi principali del centro torinese.
Dieci mesi di visioni tra passato e futuro
Per i successivi dieci mesi Camera organizza un fitto calendario di iniziative: mostre di autrici e autori storici e contemporanei, incontri di approfondimento sul linguaggio fotografico odierno, giornate di studio, workshop riservati a giovani talenti, eventi editoriali e appuntamenti aperti al pubblico. L’intero programma guarda al domani senza dimenticare le radici che hanno reso la fotografia un mezzo espressivo condiviso.
Le voci sulle facciate di via delle Rosine e via Giolitti
Dal primo ottobre chi passeggia davanti alle finestre esterne del centro legge pensieri e definizioni di fotografia, stampati in grande formato. Le due facciate, una affacciata su via delle Rosine e l’altra su via Giolitti, ospitano frasi originali di artisti come Erik Kessel, Susan Meiselas e Paolo Ventura, alternate a citazioni di maestri del passato, fra cui Man Ray, Henri Cartier-Bresson e la stessa Lee Miller. L’effetto, visivo e testuale, risulta curioso e a tratti ironico.
La soddisfazione di Emanuele Chieli
«Camera compie dieci anni: un traguardo che celebriamo con entusiasmo, orgoglio ed emozione», afferma il presidente Emanuele Chieli. «Il cammino intrapreso, in Italia e all’estero, ci spinge a guardare oltre, consapevoli della responsabilità culturale e sociale assunta. Abbiamo lavorato perché la fotografia diventasse un linguaggio vivo, accessibile, capace di dialogare con pubblici differenti».












