
Immersione nel canyon sommerso atlantic argentino
A circa 250 chilometri dalle coste di Buenos Aires, la sagoma della nave da ricerca Falkor (too) scivola sopra la complessa ferita geologica nota come Cañón Mar del Plata. le telecamere del ROV SuBastian svelano un panorama dove la luce del sole non penetra, mostrando una fauna inaspettata che danza nella colonna d’acqua a oltre 1 000 metri di profondità.
Una scoperta soffice e mobile
Durante le trasmissioni in diretta,l’attenzione degli studiosi a bordo si concentra su due piccoli abitanti candidi,ribattezzati “merenguitos” per l’aspetto spugnoso e la colorazione quasi zuccherina. Il primo esemplare compare tra i sedimenti; il secondo fa capolino poco dopo, inducendo un ricercatore a esclamare divertito che si trattava del “famoso merenguito”. La sorpresa nasce anche dalla loro rapidità: questi crostacei scattano sul fondale con movimenti difficili da seguire, rendendo la cattura un’impresa.
Identikit dei merenguitos
Gli esperti del Conicet, affiancati da colleghi internazionali, li inquadrano nella famiglia Munidopsidae, parente stretta di grance e paguri. I dati morfologici li avvicinano al genere Munidopsis,che conta settanta specie distribuite in ogni oceano. L’enigma tassonomico rimane aperto: occorreranno campioni genetici per svelare a quale specie esatta appartengono i due curiosi individui.
Strategie di sopravvivenza nel buio
Le chele, ricoperte di sottilissime setole, sono l’elemento più distintivo. Su queste “spazzole naturali” proliferano colonie di batteri, coltivate dagli stessi animali come fonte di nutrimento. In assenza di alghe e luce, il microcosmo batterico diventa la base di un originale orto sottomarino. Alcune specie affini prosperano addirittura in grotte anchilaline delle Isole Canarie, dove l’acqua salmastra, priva di contatto diretto con il mare aperto, impone condizioni estreme di sopravvivenza.
Collegamenti con sfiati di metano e fumarole
Non di rado questi crostacei si radunano in prossimità di fuoriuscite di metano o presso le fumarole idrotermali, dove il calore del mantello terrestre e i gas che filtrano dal fondale creano oasi chimiche. Il canyon argentino mostra segni di tali fenomeni, suggerendo che i merenguitos possano trarre beneficio dai nutrienti liberati dalle filtrazioni. La prossima tappa, pianificata per ottobre nelle acque della Patagonia, indagherà queste relazioni ecologiche in contesti ancor più meridionali.
Prospettive delle prossime campagne
Oltre venti specie di crostacei analoghi attendono di essere documentate nei fondi anossici o ricchi di zolfo dell’Atlantico sudoccidentale.Il loro ruolo di “mediatori” trasferisce l’energia racchiusa in detriti, batteri o legno sommerso a pesci, uccelli marini e perfino balene che frequentano il canyon in cerca di cibo. Ogni nuova immersione aggiunge tasselli a un mosaico di biodiversità ancora largamente sconosciuto, trasformando la cicatrice sommersa davanti a Buenos Aires in uno dei laboratori naturali più affascinanti dell’oceano globale.












