
La pioggia torrenziale che ha battuto il Centro-Nord del Texas ha eroso gli strati di argilla di una cava, lasciando spuntare la sagoma di un teschio antico. Mentre il sole tornava a illuminare il terreno intriso d’acqua, il paleontologo Andre LuJan ha riconosciuto immediatamente l’inconfondibile profilo dell’Eryops megacephalus, uno degli anfibi più imponenti del Permiano. Il reperto, quasi intatto, rappresenta uno dei crani più completi mai intercettati di questo animale e regala agli studiosi dettagli finora irraggiungibili.
Il colosso semiacquatico che precedette i dinosauri
L’Eryops megacephalus viveva circa 280 milioni di anni fa, prima dell’ascesa dei grandi rettili estinti. Con i suoi 1,8 metri di lunghezza e un peso che poteva superare i 180 chilogrammi, ricordava una salamandra mastodontica o un caimano massiccio. Gli occhi e le narici, posti in alto sul cranio, gli consentivano di restare quasi del tutto sommerso, lasciando emergere solo la parte superiore della testa per osservare le prede. La bocca, ampia e robusta, era progettata per inghiottire interi gli animali catturati o per strapparli in larghi pezzi, poiché l’apparato masticatorio non era adatto a triturare il cibo.
Un superpredatore in agguato fra lagune e torrenti
Nel Texas e nel Nuovo Messico di quell’epoca il clima alternava fasi aride a lunghi periodi umidi, creando estesi estuari, canali e paludi. Proprio in queste acque calme l’Eryops trovava l’ambiente perfetto per mimetizzarsi, tendere imboscate e riprodursi. Tutto indica che la dieta comprendesse qualsiasi creatura che potesse essere ingoiata: pesci di grandi dimensioni, tetrapodi più piccoli e altri anfibi. Il ruolo di vertice nella catena alimentare lo rendeva un elemento chiave degli ecosistemi paleozoici, testimoniando la ricchezza e la complessità della fauna pre-dinosauresca.
Dall’apice della catena alimentare alla scomparsa
Tra 310 e 295 milioni di anni fa l’Eryops dominava fiumi e lagune. Si estinse prima della cosiddetta grande Estinzione di 252 milioni di anni fa, quando immani eruzioni vulcaniche modificarono il clima globale e cancellarono quasi ogni forma di vita marina e tre quarti di quelle terrestri. La sua sparizione segnò la fine dell’era dei giganteschi anfibi predatori, lasciando spazio a nuove linee evolutive che avrebbero portato, molto più tardi, alla comparsa dei dinosauri.
Il viaggio del fossile verso il museo
il cranio affiorato dopo la tempesta è ora sottoposto a un accurato restauro nei laboratori del Texas Through Time Museum di Hillsboro. L’équipe sta rimuovendo delicatamente il sedimento, consolidando l’osso e ricostruendo le parti mancanti. Una volta completato il lavoro, il pubblico potrà ammirare da vicino questa straordinaria reliquia, insieme a esemplari iconici come lo squalo cretacico più completo dello stato e un imponente cranio di mammut, toccando con mano l’evoluzione della vita sulla Terra.












