
«Anche se non ci si sente mai del tutto pronti è necessario lanciarsi» sussurra Rocio Munoz Morales, scintillante sul red carpet di Soverato. L’attrice ribadisce di non essersi mai pentita delle sfide affrontate,perché ciò che è ordinario la annoia. Confida di desiderare per le proprie figlie l’eredità di un cuore gentile: vuole che crescano fiere, autentiche, rispettose.Quegli stessi insegnamenti ricevuti da mamma e sorelle l’hanno resa la donna risoluta che oggi ammiriamo.«Chi ottiene i risultati più luminosi è spesso chi possiede l’animo più grande» ripete, lasciando il pubblico avvolto da un silenzio partecipe.
Ritorno in Calabria, terra di verità
Seduta accanto a Carolina Di domenico, la protagonista della conversazione d’autore ammette che varcare di nuovo i confini della Calabria le provoca una vibrazione unica.Cammina per le vie costiere con le figlie e la madre, imbattendosi in persone sincere e scorci che la sorprendono ogni volta. «Amo la verità di questa regione» afferma, sottolineando come la terra si mostri senza maschere, con la sua bellezza e con le sue asperità. Questa autenticità, secondo lei, accoglie chi arriva e non teme di mostrarsi per ciò che è.
Calabria set di ricordi professionali
Proprio qui le sono arrivate proposte che hanno inciso sulla carriera. Racconta con emozione di quando le venne affidato il ruolo di Rita Pisano, sindaca di Pedace, figura potente, capace di sostenere lo sguardo di chiunque. In un primo momento pensò che la scelta fosse un errore,poiché si percepiva distante da quel carattere così fiero. Eppure,quando scoprì che qualcuno aveva scorto in lei una linea in comune con il tratto di Picasso che ritrasse la politica calabrese,accettò la sfida.Frequentò la famiglia di Rita, persone splendide con le quali mantiene ancora uno stretto legame, e grazie a loro colse ogni sfumatura dell’indimenticabile sindaca. «Ci sono interpretazioni che ti trasformano in una donna migliore, questa ne è l’esempio» confida.
Un nuovo manoscritto in arrivo
La star spagnola rivela di essere alle ultime pagine del terzo libro, successore di “Uno posto tutto mio” e “Dove nasce il sol”. La storia, concepita tempo fa, prese forma durante la pandemia, quando i teatri erano chiusi e lei si trovò privata di quel rifugio in cui respirava libertà per qualche ora. Sentendosi amputata di uno spazio vitale, lo recuperò attraverso la scrittura, che le restituì ossigeno creativo. Ora sta per consegnare il manoscritto all’editore, pronta a condividere un’altra parte di sé con i lettori.











