
Un’analisi condotta su oltre 200.000 dialoghi avvenuti all’interno di Microsoft Copilot fra gennaio e settembre 2024 rivela che interpreti, scrittori, giornalisti e bibliotecari si trovano di fronte a un rivale formidabile: l’intelligenza artificiale generativa. Incrociando le conversazioni anonime con il database O*NET del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, i ricercatori assegnano un punteggio di applicabilità che misura quanto la tecnologia compia già oggi i compiti tipici di ciascuna occupazione. traduttori, storici, cronisti e autori raggiungono percentuali comprese fra il 45 % e il 49 %, segno che quasi metà delle loro mansioni si presta a essere svolta da un algoritmo rapido ed efficiente.
Tra scrittura e radio: campi creativi in prima linea
Nel panorama delle attività più vulnerabili figurano non soltanto i traduttori, ma anche DJ, conduttori radiofonici, operatori di centralino, addetti alla biglietteria, concierge, televenditori, copywriter e correttori di bozze. Persino i professori universitari di discipline economiche e aziendali registrano valori superiori al 40 %. In molti casi l’AI produce testi, bozze, riassunti e persino contenuti breaking con una velocità impensabile per l’essere umano.
Dal giornalismo ai servizi clienti, mansioni in bilico
Redattori, analisti di mercato, statistici, assistenti pubblicitari, rappresentanti del servizio clienti e redattori tecnici condividono lo stesso destino: le loro abilità logiche e comunicative vengono imitate con precisione da modelli linguistici di nuova generazione che rispondono in modo immediato e personalizzato a migliaia di richieste contemporaneamente.
Perché l’istruzione rischia di cambiare volto
Il settore educativo vive un equilibrio delicato. Gli insegnanti di scienze bibliotecarie mostrano un indice del 34 %, mentre i colleghi di economia raggiungono il 35 %. sebbene empatia e presenza in aula restino cruciali, molte fasi della didattica risultano ripetitive, strutturate e quindi facilmente delegabili a un assistente virtuale.
Orizzonte 2035: i settori più vulnerabili
Proiezioni diffuse dal world Economic Forum indicano che, entro il 2025, l’automazione possa rimpiazzare 85 milioni di posti di lavoro nel mondo; in Italia la platea a rischio tocca quota 6 milioni nel 2035. Linee di montaggio,casse automatiche,data entry,contabilità,logistica e call center rappresentano l’epicentro del cambiamento, poiché la ripetitività, la struttura e l’elevato volume di dati fungono da terreno ideale per l’implementazione di sistemi intelligenti.
Officine, uffici e magazzini: il volto della trasformazione
Operai specializzati in saldatura, assemblatori, cassieri, commessi, impiegati amministrativi, autisti, magazzinieri e addetti alle consegne vengono affiancati – e in alcuni casi superati - da robot collaborativi, software di controllo inventario e chatbot capaci di gestire centinaia di richieste contemporaneamente.
Ruoli che potrebbero resistere o nascere
Nonostante lo scenario complesso, psicologi, assistenti sociali, infermieri, operatori socio-sanitari, medici di base, artisti, designer, manager, leader aziendali, ingegneri AI e sviluppatori di algoritmi conservano buone prospettive. Le abilità legate a empatia, giudizio, creatività e pensiero critico risultano difficili da replicare, rendendo questi mestieri meno vulnerabili all’automazione.
Strategie per non farsi cogliere impreparati
Investire su formazione continua, potenziare le competenze trasversali, esplorare gli strumenti di automazione e coltivare la creatività diventa essenziale. Chi trasforma l’AI in alleata, anziché considerarla antagonista, mantiene il lavoro e, spesso, guida l’innovazione.












