
Una mattina qualunque, all’ecocentro di Écublens, nel Canton Vaud, un addetto osserva un uomo sistemare con cura i propri rifiuti. Tutto appare in ordine finché, senza volerlo, il visitatore infila una bottiglia di PET in un sacco destinato alla plastica rigida. L’impiegato interviene immediatamente, prende nota dei dati e avvia la procedura che, poche ore più tardi, si traduce in una sanzione da 240 franchi svizzeri (circa 254 euro).
Un pensionato tra scuse e incredulità
L’uomo, il settantasettenne Marc-André C., racconta di aver sempre separato i rifiuti “nel modo più scrupoloso possibile”. Recuperava perfino lattine e bottiglie abbandonate da altri. Di fronte all’errore, si scusa e tenta di spiegare la propria buona fede: era convinto che, in certe circostanze, il PET potesse essere conferito insieme alla plastica dura. Il personale, però, resta irremovibile.La sanzione viene suddivisa in 90 franchi (circa 95 euro) per l’infrazione ambientale e 150 franchi (circa 159 euro) per le spese amministrative.
Le tariffe salate che difendono l’ambiente
Nel territorio elvetico,multe di questo tipo non rappresentano un’eccezione. A Losanna mescolare i rifiuti costa 150 franchi,a Ginevra la cifra sale a 200,mentre a Neuchâtel e Friburgo la forbice va da 20 a 1.000 franchi, in base alla gravità dell’errore. Queste regole severe, sottolineano le autorità, hanno contribuito a rendere la Svizzera un modello di riciclaggio su scala internazionale, nonostante un consumo pro capite superiore alla media mondiale.Quando il carcere diventa un’alternativa
La comunicazione recapitata a Marc-André prevede un’opzione estrema: se la somma non viene saldata, è previsto un giorno di detenzione. Il pensionato, amareggiato dal confronto tra la sua ammenda e le sanzioni per infrazioni stradali ben più pericolose, dichiara di preferire la cella al pagamento. ”Ho tempo”, confessa, accendendo così un dibattito nazionale sulla proporzionalità delle pene e sulla necessità di un’informazione più chiara nei punti di raccolta.












