
Passeggiando per una via gremita di Parigi, di Londra o di una qualunque capitale rinascimentale, si potevano incontrare piccoli laboratori dove il profumo di erbe si mescolava a un aroma più acre e misterioso. In vasi di vetro, tra cannella e chiodi di garofano, troneggiava una polvere brunastra venduta come panacea; gli speziali la chiamavano Mumia. Era ottenuta triturando i corpi essiccati provenienti dall’Antico Egitto, convinti che quella sostanza restituisse forza, allontanasse la peste e placasse anche il più ostinato mal di testa.
Dal Nilo ai banconi degli speziali
Le imbarcazioni salpavano alla volta del Nilo, risalendo il fiume fino a intercettare le spoglie che, dopo inondazioni o scavi clandestini, affioravano lungo le sponde. Una volta recuperate, le reliquie venivano essiccate ancora di più sotto il sole d’Africa per poi essere ridotte in frammenti, frantumate con mortai di bronzo e spedite verso i mercati di Venezia e di genova. da lì prendeva forma un fitto commercio che attraversava l’intera Europa, alimentato da corti reali e botteghe popolari allo stesso modo.
Il miraggio di una cura universale
In un’epoca priva di antibiotici, medici e cerusici prescrivevano cranio polverizzato o fibre muscolari essiccate per debellare febbri, gonfiori e infezioni. L’idea che i faraoni avessero racchiuso nel proprio corpo un potere curativo rendeva appetibile quel rimedio persino alla nobiltà: i sovrani erano persuasi di assumere l’essenza di altri sovrani. Nel parlare comune si diffondevano racconti di guarigioni miracolose, così la richiesta superava la disponibilità reale e nacquero imitazioni create con resti di prigionieri o di animali, colorati con pece per renderli simili all’originale.
Dalle tavole regali ai salotti vittoriani
Con l’avvento del XIX secolo la moda di ingerire resti umani perse slancio, ma le spoglie dell’Antico egitto continuarono a esercitare fascino. Nelle dimore vittoriane si organizzavano serate mondane chiamate “unwrapping parties”: gli ospiti osservavano lo svolgimento delle bende, curiosi di scoprire amuleti e ornamenti nascosti. Se il consumo era ormai caduto in disuso, lo spettacolo archeologico divenne una forma di intrattenimento aristocratico, ultimo atto di una tradizione iniziata nel Medioevo e durata più di cinque secoli.












