
Il progetto A Touch of the Universe dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Valencia ha già creato modelli tridimensionali che rendono buchi neri supermassicci, Via Lattea e ragnatela cosmica immediatamente percepibili con le dita. L’astrofisica Amelia Ortiz Gil ne ha diretto lo sviluppo e,nella fase attuale,sta affinando prototipi ancora più articolati e,come lei stessa sottolinea,«più complessi e unici».
Modelli tridimensionali sempre più complessi
Grazie alle risorse dei fondi europei NextGeneration, insieme ai ricercatori dell’Istituto di Astrofisica dell’Andalusia e dell’Istituto di Fisica della Cantabria, il team ha realizzato nuovi oggetti 3D che traducono fenomeni astronomici difficili da spiegare anche a un pubblico vedente. La stella di tipo Be, estremamente calda, giovane e veloce nella rotazione, viene ora riprodotta in una figura allungata che svela la sua forma peculiare.
Dalla Via Lattea al ragno cosmico
I dati della missione Gaia forniscono una mappa precisa della nostra galassia: il modello stampato mostra nucleo luminoso, barra centrale e i due bracci principali, da cui partono rami secondari. Altrettanto tangibile è la “tela” di materia oscura e gas che collega superammassi: il cosiddetto ragno cosmico, una struttura che include miliardi di anni luce.
Un’avventura iniziata nel 2009
Ortiz ricorda l’esordio del programma destinato alle persone non vedenti, ispirato alle esperienze dell’argentino Sebastián Musso, e presentato all’Hemisfèric di Valencia. In quella fase sono state modellate la Luna e successivamente i quattro pianeti rocciosi, permettendo un’esplorazione tattile inedita.
Kit distribuiti in tutto il mondo
I primi astrokit contenevano sfere lunari, immagini della NASA in rilievo e un libro braille, il tutto in materiali sostenibili. Questi strumenti sono arrivati in Paesi di America,Africa e Asia,raggiungendo scuole con scarse risorse.«Quando un bambino nato cieco tocca una sfera e capisce che la Luna non è piatta, l’emozione è enorme», racconta Ortiz.
La scienza come diritto universale
Il progetto punta a garantire che chiunque, indipendentemente dalle capacità visive, possa comprendere e apprezzare l’Universo. «Il cielo è un patrimonio condiviso da tutti gli abitanti della Terra e noi abbiamo il dovere di renderlo accessibile», afferma l’astrofisica valenciana, convinta che una comunità scientifica più variegata arricchisca l’intera umanità.












