
Dove la terra si tinge di rubino
Nell’estremità orientale dell’Isola d’Elba, tra le alture secche che circondano Rio Marina, affiora un bacino d’acqua che pare dipinto con pigmenti alieni. Il Laghetto delle Conche, soprannominato Laghetto Rosso, si trova all’interno del suggestivo Parco minerario dell’Elba: un luogo dove filoni di ferro affiorano ovunque e gli strati del suolo raccontano secoli di estrazione.
Perché l’acqua diventa scarlatta
La tinta sanguigna che colpisce l’occhio non è frutto di illusioni ottiche né di sostanze chimiche moderne.L’elevata concentrazione di ossidi di ferro,in particolare ematite e limonite,si scioglie nelle pozze formate dalle precipitazioni. A contatto con l’ossigeno, questi minerali rilasciano tonalità accese che trasformano il lago in un caleidoscopio cremisi. Tutto attorno,la polvere ferruginosa colora le colline,creando uno scenario quasi marziano.
Come raggiungere il Laghetto delle Conche
Chi parte dalla terraferma sale a bordo di un traghetto a Piombino diretto verso Portoferraio. Una volta sbarcati sull’isola,si imbocca la provinciale che in circa mezz’ora conduce a Rio Marina. L’ingresso al parco richiede un permesso, ottenibile sul posto, con la possibilità di partecipare a tour guidati fra ex gallerie, sentieri panoramici e musei a cielo aperto. Il percorso non presenta difficoltà tecniche, ma l’ultima parte va affrontata a piedi, attraversando crinali colour ruggine fino a quando la macchia verde lascia spazio a un catino di pietra in cui brilla l’acqua rossa.
Bagno vietato e odore di zolfo
la domanda “si può nuotare?” sorge spontanea, soprattutto dopo i video diventati virali di Giuseppe Pepi, viaggiatore dall’approccio divulgativo. La risposta resta un netto “no”. La dose di minerali ferrosi è tale da rendere l’acqua inadatta alla pelle, e l’ambiente circostante emana un forte odore di zolfo che tende a impregnare abiti e capelli. La visita, quindi, è esclusivamente contemplativa.
Un lago che appare e scompare
Questo specchio d’acqua non è permanente: esiste solo in seguito a periodi piovosi. Durante la stagione secca, il bacino si prosciuga e la tavolozza rossa svanisce, lasciando al suo posto rocce porose dalle sfumature ramate. Chi desidera immortalare il fenomeno deve quindi monitorare le precipitazioni e cogliere l’attimo in cui la natura, complice la pioggia, riempie di nuovo la cavità mineraria.
Laghi rossi e cromie estreme nel mondo
Il “gemello” africano più noto è il Lago Natron in Tanzania, dove cianobatteri pigmentati tingono l’acqua di cremisi. Sulle alture dell’Altiplano brilla la Laguna Colorada in Bolivia, teatro di sedimenti minerali e alghe rosso vivo. Nelle aride pianure del Texas centrale, l’OC fisher Reservoir assume la stessa tonalità durante la siccità per la proliferazione di batteri del genere Chromatiaceae. Il pianeta, però, regala anche bacini rosa come il Lago retba in Senegal e il Lago Hillier in Australia, specchi verdi come la Laguna Verde boliviana, acque turchesi come il Peyto Lake nelle Montagne Rocciose canadesi, fino ai tre laghi multicolore del vulcano Kelimutu in Indonesia.Ogni sito rappresenta l’incontro irripetibile fra geologia, microbi e clima, dimostrando come la tavolozza della natura non conosca confini.












