
Passeggiare fra i grattacieli di Shanghai, di Shenzhen o di Guangzhou significa entrare in un universo dove il mazzo di chiavi è già storia. Gli abitanti di questi colossi residenziali,veri “quartieri verticali” con migliaia di appartamenti, varcano i cancelli grazie a riconoscimenti facciali o a smartphone che sfruttano l’NFC. Basta avvicinarsi al tornello: il sistema registra il volto in una frazione di secondo, senza dover cercare serrature o infilare metallo nella toppa.
Tre livelli di controllo, zero chiavi fisiche
Superato l’ingresso principale del complesso, un secondo varco controlla l’accesso al singolo edificio. Qui si chiede di nuovo la faccia o, in alternativa, un rapido tocco sul display del telefono o la scansione di un codice QR. Solo a quel punto si raggiunge la porta di casa. Lì ci attende un lettore d’impronte digitali o una tastiera numerica. Nessuna chiave. Solo biometria e codici.
La domanda inevitabile: cosa accade se l’elettricità va via
Chi vive in Italia si chiede subito come si comporti un sistema del genere durante un blackout. Nelle grandi città cinesi la rete è progettata per rimanere stabile e gli stop di corrente risultano rarissimi. I varchi installano batterie integrate, capaci di durare mesi e di avvisare con grande anticipo, attraverso un’app, quando la carica sta per esaurirsi. Il flusso di energia domestico, quindi, non diventa un problema.
Lo sguardo italiano fra curiosità e diffidenza
Dall’altra parte del globo, le serrature tradizionali continuano a dominare. In Italia le abitazioni indipendenti abbondano e i condomini non raggiungono le dimensioni dei “palazzi-città” orientali. Tuttavia, sempre più famiglie scelgono la smart-lock, installano citofoni video che rispondono da remoto o posizionano telecamere collegate al cellulare.
La tecnologia che avanza dalle singole abitazioni
Nel Bel Paese l’innovazione arriva attraverso iniziative individuali. Laddove in Cina la trasformazione è collettiva e sostenuta da infrastrutture pensate per intere aree urbane, qui resta legata alla singola scelta del proprietario. La conseguenza è evidente: nell’ascensore italiano il tintinnio dei ferri appesi al portachiavi continua a essere colonna sonora quotidiana, mentre nelle metropoli d’Oriente quel suono è già nostalgia.












