
L’addio nella chiesa di Santa Maria della Stella
Dentro la seicentesca chiesa di Santa Maria della Stella, cuore antico di Militello Val di Catania,si raccoglie una folla commossa per l’addio a Pippo Baudo. Accanto al feretro, avvolto da rose bianche, il suo padre spirituale, don Giulio Albanese, ricorda quanto il celebre conduttore ripetesse che «c’è più gioia nel dare che nel ricevere».
Le parole di don Giulio Albanese
il sacerdote parla con voce pacata ma ferma. Spiega che negli ultimi giorni l’artista, sebbene sostenuto solo da morfina, rimaneva pienamente lucido. Definiva quel periodo «un cammino di purificazione e liberazione». Albanese invita chi osserva la bara a immaginare «un libro che si chiude», un volume quasi secolare in cui si intrecciano la storia della Rai e quella dell’Italia intera.
Il ritorno alle radici siciliane
Baudo sceglie di terminare il suo viaggio terreno nella sua amata Sicilia. Sentiva di dover restituire un debito di riconoscenza alla città che lo formò e lo rese orgoglioso delle radici. Per lui sicilia resta «crocevia delle Nazioni», punto d’incontro di popoli e culture, simbolo del primo tratto di questo nuovo millennio attraversato da disordine globale.
Il messaggio ai figli
Nell’intimità degli ultimi colloqui, il presentatore affida al sacerdote un pensiero costante: «Ricorda ai miei figli che li ho amati». Confessa di aver trovato talvolta difficile esternare con chiarezza i propri sentimenti, ma rivendica di non aver mai smesso di volere loro bene.
Un’eredità che va oltre lo spettacolo
secondo don Giulio, la vera sfida lanciata da Baudo è culturale e soprattutto spirituale. Il successo, ammetteva il conduttore, non basta a colmare il desiderio di felicità. Ciò che conta, ripeteva, è cercare il bene comune con uno sguardo universale, consapevoli che «siamo tutti fratelli».Questa convinzione, conclude il sacerdote, rappresenta il patrimonio più autentico che Pippo Baudo lascia all’Italia.












